8 Luglio 1978. Sandro Pertini viene nominato Presidente della Repubblica Italiana. Il Presidente che parlava ai giovani.

8 Luglio 1978.  Sandro Pertini viene nominato Presidente della Repubblica Italiana. Il Presidente che parlava ai giovani.

Esiste una forza negli esseri umani che riesce a far dire anche al più burbero, al più misantropo degli uomini parole sagge, consigli, insegnamenti di vita a chi è più giovane di lui. Tiranni, benefattori, politici, gente comune, chiunque una volta in vita sua ha avuto un confronto faccia a faccia con qualcuno delle generazioni successive alla propria. Nel mondo della politica italiana, il presidente della Repubblica Sandro Pertini è certamente uno dei più noti per il suo rapporto con il mondo giovanile. La sua sincerità, la sua franchezza nel parlare, la forza d’animo che egli ha inserito nei discorsi politici e, in seguito, presidenziali, hanno sempre avuto un capitolo dedicato ai giovani. Vicino a chi studiava, vicino a chi lottava, Pertini si è sempre approcciato alle generazioni più recenti con un tono consolatorio, quasi come un nonno che accoglie, ammonisce o consiglia, mai rimprovera. La motivazione è tra le più nobili che esistano: credere nel futuro e nel fatto che i giovani possano rendere migliore il mondo.

Egli non poté godere a pieno della sua giovinezza, a causa delle persecuzioni politiche fasciste: fu costretto a combattere, a resistere per poter manifestare liberamente il suo pensiero. Lotte che gli fecero passare gran parte di quei giorni lontano dal suo paese, che lo provarono fisicamente. Memore di quei giorni e di quanto, con la fine della guerra, l’Italia era riuscita ad ottenere, Pertini ha seguitato il suo impegno politico anche per far sì che i “nuovi giovani” potessero fare ciò che a lui era stato vietato. Più volte, durante la sua carriera politica, si è rivolto ai giovani con parole di entusiasmo e di fiducia, inducendoli a non perdere la speranza e a indurre loro la fierezza della “libertà”, senza la quale, concetto più volte da lui ripetuto, tutto sarebbe perduto. Già nel 1947, a 51 anni, Pertini, in un articolo dell’8 febbraio presente ne “Il lavoro Nuovo”, saluta i giovani socialisti riuniti a congresso, spiegando che la sua “vecchia” generazione deve essere fiera del risveglio delle nuove generazioni e deve sentire in sé l’obbligo di assecondare i loro entusiasmi e sorreggerli con la propria esperienza. L’importanza, secondo Pertini, è seguire un’idea, un principio, che concede alla mente nuova uno scopo da seguire, un sogno da portare avanti.

La sua elezione al Quirinale avviene in un periodo di forte confusione nel Paese. È il 1978. Aldo Moro è stato assassinato nel maggio di quell’anno, le Brigate Rosse terrorizzano le menti delle persone. Pertini, socialista, partigiano, diviene il settimo presidente della Repubblica. Già nel suo insediamento dichiara la fine del suo “essere di parte” per poter essere rappresentante di tutta la Nazione. Omaggia l’onorevole ucciso, prova vergogna per quei terroristi che utilizzano impunemente l’aggettivo “rosso”. Pertini parla a tutti e attraverso vari gesti si avvicina anche al cuore di chi, in passato, la vedeva contrariamente a lui.

Ed anche in quegli anni, carichi di impegni istituzionali e politici, Pertini non dimentica le generazioni più recenti. Riceve quotidianamente le scolaresche, ascolta i ragazzi e si confronta con loro. Ogni anno, durante il suo discorso di Capodanno, dedica sempre delle parole ai giovani. Si complimenta con loro, per le domande intelligenti, curiose e cariche di ansia per il futuro. Toccante una citazione del suo discorso di fine anno, pronunciato nel 1984, riferito ai ragazzi: « (…) Noi non dobbiamo deluderli. Dobbiamo fare in modo che essi abbiano domani un’occupazione dopo aver studiato. E dobbiamo allontanare dal loro animo questa ossessionante preoccupazione della guerra atomica (…)». Più volte parla a loro senza fare sermoni, senza frasi circostanziali, riuscendo ad esprimersi sinceramente, senza giri di parole, poiché, secondo lui, i giovani non necessitano mai di sermoni, ma di esempi di onestà, coerenza ed altruismo.

Molti lo hanno ascoltato e hanno creduto nella sua figura dinamica, viva e attiva. Altro suo intento è insegnare ai giovani ad avere fiducia nelle istituzioni. Nel 1983 va, infatti, a trovare in ospedale un giovane colpito mentre stava affiggendo dei manifesti di estrema destra: gesto che supera le sue convinzioni politiche, che manifesta la fondatezza delle sue parole dedicate al diritto della libertà di espressione dei giovani. Pertini, in ogni caso, è stato portavoce di un concetto antico, cioè di combattere per rendere il mondo migliore non per se stessi ma per chi lo prenderà in eredità; concreto, deciso, sorridente e auto-ironico è riuscito ad entrare nel cuore di molte generazioni e, ancora oggi, rimane un esempio d’Istituzione che molti ragazzi sperano di rivedere in un’alta carica dello Stato. Ed è vergognoso che nella ricorrenza della sua nomina a Presidente della Repubblica la stampa italiana non lo ricordi.

Presidente UILS,

Antonino Gasparo

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Teresa Giannini