81 anni di straordinaria normalità: auguri Mina!
Una voce, ma innanzitutto una donna al di sopra della storia, idolatrata sia in Italia che all’estero: Mina Mazzini evoca il ‘900 italiano negli anni esiziali del boom economico e della rivoluzione dei costumi, dai primi ‘60 a tutti i ’70. L’esordio in pubblico data infatti in Versilia all’estate del 1958 e l’ultima esibizione, esattamente venti anni più tardi, risale all’ormai mitico 23 agosto 1978, ancora in Versilia, quasi a chiusura di un magico, scintillante cerchio.
Lo scorso 25 marzo La Divina, uno degli epiteti a cui è associata per la qualità sublime della sua voce, ha compiuto ottantuno anni, portati con la signorile e dignitosa femminilità che le è propria e a cui non ha mai rinunciato (neppure quando la Rai la estromise dai palinsesti per la relazione “galeotta” con l’attore Corrado Pani, da cui ebbe il primo figlio), unica vedette che, dopo il 1978, dell’assenza è riuscita a fare una sorta di culto laico, osannata indifferentemente da contemporanei e posteri: Mina non è mai venuta meno all’annunciato ritiro dalle scene, che anzi l’ha resa più solida nella sua aura d’inarrivabile fulgore di voce, d’interprete e di donna, sottraendosi così a quel “circo mediatico” oggi così imperante e volgare.
Ai miei occhi di donna cresciuta con la televisione degli anni ’90, Mina appare – ed è – esempio inimitabile di eleganza, di misura e d’intelligenza, insomma di quella femminilità insieme sobria e vulcanica, lucidamente passionale, che sembra essersi esaurita con lei, almeno per ciò che riguarda lo spettacolo.
Nel 1975 Mina diede scandalo cantando “L’importante è finire” e, già allora, lei sapeva perfettamente come: a modo suo, contro la storia e oltre il futuro, come solo il mito sa e può immaginare.