Le correnti della moda fra innovazione e tradizione
La moda si manifesta mutevole nelle sue forme in ogni tempo e in ogni luogo, dalle arti alle scienze, dalla politica all’economia, ed esprime un “modo” di essere e di apparire, di esprimere se stessi e comunicare con gli altri, considerato adeguato in un determinato momento temporale, ma allo stesso tempo fragile e fugace, destinato a scomparire rapidamente per ripresentarsi in una diversa e nuova forma, altrettanto passeggera e fuggevole.
Già agli inizi del Novecento Georg Simmel, esponente della cultura tedesca e uno dei padri fondatori della sociologia, studiando il fenomeno della moda e cercando di interpretare la modernità, ha osservato che “il fascino propriamente piccante e stimolante della moda risiede nel contrasto tra la sua diffusione ampia e onnicomprensiva e la sua rapida e fondamentale caducità, e nel diritto ad esserle infedeli”.
Moda e società: prestigio della novità e prestigio dell’antichità
La moda, se senz’altro si muove costantemente verso il nuovo, non rifiuta però allo stesso tempo la continuità e la tradizione, accanto alla precaria innovazione, e agisce diversamente a seconda della società in cui opera. Nella dialettica tra “invenzione” e “imitazione” nel mondo sociale, Gabriel Tarde, sociologo e criminologo francese della fine dell’Ottocento, ha così evidenziato l’avvicendarsi della moda e della consuetudine, distinguendo: epoche e società di moda, caratterizzate dal “prestigio della novità” e dalla diffusione rapida delle innovazioni, in cui “si è più orgogliosi del proprio tempo che del proprio paese”, del presente rispetto al passato; ed epoche e società di consuetudine, in cui regna il “prestigio dell’antichità” e si assiste a un consolidamento delle novità in tradizioni e costumi, perché “si è più infatuati del proprio paese che del proprio tempo”, valorizzando la tradizione e la continuità con il passato piuttosto che coinvolgere la realtà storica dell’epoca presente.
Questo dialogo fra il passato e il presente, fra imitazione e innovazione, che può spiegare il fluire della cultura negli atteggiamenti umani delle diverse società e delle diverse epoche, riesce così a configurare la moda come rappresentativa della cultura nella modernità e postmodernità. Le riflessioni svolte dalla fine dell’Ottocento sulla moda mantengono infatti ancora la loro attualità per meglio comprendere il fenomeno sociale nell’era della globalizzazione, quando ormai la dimensione spaziale travalica regolarmente i confini nazionali e parlare quindi in termini locali appare riduttivo.
Questo non significa tuttavia necessariamente che le questioni sociali possano o debbano essere affrontate soltanto a livello globale. Anzi, il percorso storico ha finora dimostrato un andamento caratterizzato dall’avvicendarsi di periodi di prevalenza della dimensione nazionale, come reazione al mercato autoregolato, desocializzato e spoliticizzato, e che rivendica protezione sociale, e di periodi di denazionalizzazione e affermazione della dimensione cosmopolita (Somma).
Moda e “glocal”
Spesso si utilizza il termine “glocal”, che raccoglie insieme la dimensione globale e quella locale, proprio per evidenziare l’interconnessione dei fenomeni politici, sociali, culturali, ambientali ed economici oltre i confini geopolitici e per riconoscere al contempo le identità e le specificità delle singole realtà territoriali. Insomma, il binomio global-local inteso comunemente come contrapposizione fra comunità universale e comunità locale, fra interesse generale e interesse particolare, potrebbe essere guardato anche in modo da non necessitare un rinnegamento o un’esclusione reciproca. E se anche la moda è stata qualificata con l’espressione “globale”, ciò nonostante essa continua ad essere caratterizzata dal contesto con le sue peculiarità locali e le sue radici nel passato, attribuendo così rilievo al territorio e alla cultura nelle sue componenti locali.
Michaela Giorgianni