Passaggio del testimone al Ministero della Difesa ucraino
Non si ferma la campagna anti-corruzione di Zelensky che afferma il “bisogno di approcci nuovi”. Reznikov si difende: “informazioni false”. Intanto il Parlamento approva la decisione del Presidente e si nomina il successore.
«Ho deciso di sostituire il ministro della Difesa ucraino. Oleksiy Reznikov ha attraversato più di 550 giorni di guerra. Credo che il Ministero abbia bisogno di approcci nuovi e di forme di interazione alternative sia con i militari che con la società nella sua interezza»
È con questo messaggio sul suo canale Telegram che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha annunciato la destituzione di colui che per quasi due anni è stato il sovrintendente della difesa nazionale. La notizia non è stata una doccia fredda nel Paese. Il licenziamento di Reznikov, infatti, arriva contestualmente a una campagna anti-corruzione dell’amministrazione Zelensky, requisito chiave per poter aderire ad istituzioni occidentali, quali l’Unione Europea. Secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International, l’Ucraina si troverebbe attualmente al 116esimo posto su 180. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza statunitense, qualche tempo fa aveva esortato i funzionari anti-corruzione ucraini a continuare a perseguire i casi di adescamento “non importa dove portino”. Inoltre, la settimana prima dell’ufficializzazione, l’ormai ex ministro aveva dichiarato ai microfoni della stampa che con il presidente stava esplorando e valutando nuovi incarichi. Insomma, già da qualche tempo all’interno del Parlamento ucraino si respirava aria di cambiamento.
Ma cosa ha portato Zelensky a prendere una decisione tanto importante nel bel mezzo della controffensiva ucraina nelle aree occupate? A giocare un brutto scherzo contro Reznikov sono state diverse accuse di corruzione, non direttamente rivolte a lui, ma che coinvolgevano il Ministero nel suo complesso. Le prime sono arrivate a fine gennaio 2023. La stampa aveva portato all’attenzione come un contratto firmato dal Ministero relativo all’acquisto di beni alimentari destinati ai soldati presentasse importi sovrastimati. A seguito dell’accaduto, diversi alti funzionari furono rimossi dai loro incarichi e Reznikov commentò come i servizi di anti-corruzione del suo ministero avessero “fallito nella loro funzione”.
Un altro campanello d’allarme arriva ad agosto, quando, per sradicare un sistema di corruzione che permetteva ai militari di fuggire all’estero, Zelensky rimuove dai loro incarichi tutti i funzionari addetti al reclutamento.
L’ultimo episodio, poi, è stata la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sebbene Reznikov abbia definito le accuse “false”, un’inchiesta portata avanti dai media ucraini ha fatto emergere come, alla fine dello scorso anno, i prezzi per la fornitura di uniformi militari acquistate da un’azienda turca fossero triplicati dopo la firma del contratto. Per provare quanto scoperto, la stampa ha anche rinvenuto che non è possibile acquistare dalla suddetta azienda uniformi a prezzi inferiori di quelli pagati dal Ministero. Come se non bastasse, poi, è trapelato che uno dei proprietari dell’impresa sarebbe Oleksandre Kassai, nipote dello stesso Kassai membro del partito di Zelensky. «Esorto tutti a trattare le informazioni in maniera più critica e responsabile, in quanto ingannano la società e ancor di più i nostri partner, dall’esterno sembra che sia tutto un disastro» ha affermato Reznikov, che ha anche aggiunto: «Tutto è avvenuto in conformità con la legge sugli appalti pubblici e attraverso procedure di gara».
Fin dall’inizio del conflitto, Reznikov ha partecipato regolarmente agli incontri con gli alleati, svolgendo un ruolo chiave nell’ottenimento di attrezzature militari. La sua figura all’estero è ben nota. Alla BBC, Yuri Sak, consigliere ucraino per la Difesa, ha affermato che l’ormai ex ministro ha guidato la trasformazione del Ministero, ponendo le basi per una futura adesione alla Nato.
E adesso? Dopo un verdetto favorevole da parte della Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) alle dimissioni di Reznikov, non ha tardato ad arrivare il nome del suo successore. Rustem Umerov, da un anno alla guida del Fondo per il demanio, è il nuovo ministro della Difesa. «Umerov non ha bisogno di presentazioni, il Parlamento lo conosce bene» aveva detto Zelensky. L’uomo, tataro di Crimea, ha preso parte ai negoziati di pace falliti con la Russia subito dopo l’invasione ed è stato uno dei negoziatori per il raggiungimento dell’accordo sul grano con la Turchia e l’Onu.
Quanto a Reznikov, invece, che poco dopo l’annuncio di Zelensky ha confermato in un post su X (ex Twitter) di aver presentato le dimissioni al Parlamento, pare che i buoni rapporti sviluppati con importanti politici inglesi possano farlo volare a Londra come ambasciatore ucraino, ma nulla ancora è stato confermato. Che le diverse strade valutate con Zelensky fossero altre?