La vittoria del FPÖ tinge l’Europa di un nero molto pericoloso

La vittoria del FPÖ tinge l’Europa di un nero molto pericoloso

Herbert Kickl vince le elezioni austriache ma il passato nazista che contraddistingue il suo Partito non lo aiuta per la formazione del nuovo Governo

Un Partito dal passato “profondamente oscuro” che evoca la frangia militarizzata del Nazionalsocialismo hitleriano; nel tempo ha cercato di mimetizzarsi in un contesto democratico ma ha mantenuto il DNA originale ed ora sembra non avere più remore e palesarsi apertamente

L’estrema destra vince in Austria e l’incubo di vedere un Mondo a tinte nere sembra farsi sempre più concreto anche se, come per le elezioni olandesi, la creazione di un Governo a trazione “destra estrema” sembra non essere realizzabile.

Il 29 settembre è stata data al popolo austriaco la possibilità di scegliere e loro, affluiti in massa – circa il 70% – hanno deciso di voler riporre la loro fiducia in un partito che ha radici “oscure”, che si è saputo reinventare, fino ad allinearsi ai discorsi populisti tipici di una destra ormai dilagante.

È apparso chiaro che il popolo austriaco vuole essere guidato dal Partito della Libertà (FPÖ – Freiheitliche Partei Österreichs­), Partito che ha ottenuto il maggior numero di voti, ma resta comunque molto difficile che questo potrà effettivamente governare perché non ha con sé i numeri sufficienti. Seppur il Partito di Herbert Kickl abbia aumentato di molto il suo sostegno (raddoppiandolo se si considera come anno di riferimento, per esempio, il 2019), potrebbe non bastare perché il FPÖ non sembra avere alcun sostegno esterno. Il motivo è, essenzialmente, associato al passato atipico di questo Partito.

Hand drawing illustration of election concept

Le elezioni sono state, comunque, molto equilibrate; infatti, mentre il FPÖ ha ottenuto il 29,2% di preferenze, il Partito Popolare (ÖVP) anch’esso di destra – ma moderata – ha raggiunto il 26,5% e, infine, al terzo posto si è posizionato il Partito di centro-sinistra (il Partito Socialdemocratico o SPÖ) con il 21%. La votazione presenta risultati deludenti, a cifra unica, per i Liberali di NEOS (con il 9%) e per i Verdi (con l’8%). Grandi esclusi i rappresentanti del Partito Comunista austriaco (KPÖ) che non hanno raggiunto la soglia minima avendo racimolato solo il 4% dei voti.

A questo punto ci potrebbero essere due scenari di ipotetica tenuta governativa: o un accordo tra i Partiti di estrema destra e di centro-destra (FPÖ e ÖVP) oppure che il Partito ÖVP faccia fronte comune con l’opposizione, riuscendo a trovare un accordo sia con SPÖ e con i Liberali di NEOS che garantirebbe il raggiungimento di 93 seggi (uno in più rispetto a quelli necessari per la governabilità).

Nel primo caso, comunque, la strada del Partito vincitore sembrerebbe in salita perché l’ÖVP vuole chiedere che Kickl non si candidi in un ruolo apicale. Il motivo principale è che questo partito, ed il suo leader in primis, risultano realmente estremisti, basti pensare che le origini di tale partito si perdono nel 1956 come naturale discendente del defunto Partito Nazista. Infatti, il suo primo leader fu Anton Reinthaller (ex membro del Partito Nazista e ufficiale delle SS – le temutissime Schutzstaffel, squadre di protezione o di sorveglianza -). Un passato davvero troppo scomodo che, ad oggi, si esprime attraverso posizioni filorusse e antieuropeiste; quindi, indigeste a chi continua a credere in un’Europa unita. La politica del FPÖ è allineata a quella tipologia di Partiti che vede nel migrante il male assoluto e la causa di ogni problema territoriale dove l’immigrato è soltanto un individuo che va espulso (come anche gli stranieri).

Il FPÖ risultò scomodo sin dai primordi dalla sua gestazione, nel 1945, un anno che vede il crollo del nazifascismo in Europa e la decisione – in territorio austriaco – di eliminare dalle votazioni coloro che avevano fatto parte del Partito Nazista di Hitler. In conseguenza di ciò circa un quarto della popolazione (sostenitrice del pensiero nazionalsocialista) fu estromessa ma non scomparve. La denazificazione non riuscì del tutto e venne, in sunto, solo sommersa e taciuta.

Con alti e bassi della storia, il partito FPÖ ha retto ed ora sembra rinvigorito, solo che è talmente tanto radicato in un passato “buio” della storia contemporanea da non riuscire ad avere un sostegno legittimo a meno che, come accadde negli anni ’80, non si crei un asse FPÖÖVP con il partito vincitore relegato a spalla (anche solo a livello ufficiale e non ufficioso) ma questo appare, oggi, improbabile. Si può dire che proprio la sua storia partitica lo renda unico nel suo genere ma che sembra rappresentare, anche, la sua condanna.

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Ludovica Cassano