Italexit, l’Italia è davvero vicina ad abbandonare l’Unione Europea?

Italexit, l’Italia è davvero vicina ad abbandonare l’Unione Europea?

Cresce la diffidenza nei confronti dell’Unione Europea e a confermarlo arriva il sondaggio realizzato in collaborazione dall’Agenzia DIRE e dall’Istituto Tecnè.

 

L’Italexit torna a far discutere. I recenti avvenimenti legati all’emergenza sanitaria, che ha investito il mondo intero, sembrano aver convinto non solo gli indecisi, ma minacciano di fare proseliti anche fra coloro che fino a qualche tempo fa si dichiaravano sostenitori dell’UE.

Affrontiamo l’argomento insieme al Dr. Giorgio Anselmi, presidente dello storico Movimento Federalista Europeo, fondato a Milano nel 1943 da Altiero Spinelli e da alcuni altri antifascisti.

Il sondaggio Monitor Italia, nato dalla collaborazione fra l’Agenzia DIRE e l’Istituto Tecnè attraverso interviste realizzate il 9 e il 10 aprile 2020 attesta che ben il 42% degli italiani pensa sia giusto uscire dall’UE, una percentuale questa che è salita del 16% rispetto a due anni fa. Cresce anche la percentuale degli indecisi che si attestava al 9% nel 2018 e che oggi sale al 14%. Crede che l’emergenza sanitaria determinata dal COVID19 possa aver sostanzialmente contribuito a far incrementare questi dati?

“Sicuramente fra i fattori che hanno contribuito ad alimentare una percezione negativa possiamo menzionare quella famosa uscita infelice da parte di Christine Lagarde, presidente della BCE, che ha dichiarato: “Non siamo qui per ridurre lo spread” rispondendo ad una domanda sul premio di rischio in ascesa nei paesi dell’Eurozona e in particolare in Italia. C’è stata poi anche la battuta pronunciata dal presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen che recita” Capisco le ragioni della Germania”. Detto questo però la BCE, contrariamente a quanto affermato da Lagarde, ha compiuto diverse operazioni per combattere lo spread mentre la Commissione Europea si è adoperata molto per attenuare gli effetti della pandemia. A questo dobbiamo aggiungere che Ursula Von der Leyen in due diverse occasioni di fronte al Parlamento Europeo ha chiesto scusa all’Italia. Siamo abituati a politici italiani che non solo non chiedono mai scusa, ma che non ammettono mai di aver sbagliato. Se una persona chiede scusa e ammette di aver sbagliato, sta andando sicuramente nella direzione giusta”.

L’Europa è stata accusata da più parti di non aver fornito l’adeguato sostegno economico all’Italia nel momento del bisogno. Per ciò che concerne gli aiuti finanziari all’inizio della trattativa con l’UE l’Italia ha puntato tutto sugli Eurobond. Il rifiuto dell’Unione Europea alla richiesta avanzata dal nostro Paese è stato aspramente criticato da molti ed è innegabile che l’immagine dell’Europa ne sia uscita compromessa agli occhi dell’opinione pubblica. Crede che l’Unione Europea si sia realmente mostrata poco solidale o pensa che l’intera faccenda sia stata strumentalizzata a dovere dagli oppositori dell’UE?

 “Partiamo dai dati di fatto. L’Europa ha fatto in quattro settimane quello che è stato fatto fra il 2008 e il 2012  in quattro anni. E’ stato approvato un pacchetto con tre interventi così strutturato:

100 miliardi per il programma SURE, per la riassicurazione europea sulla disoccupazione, 200 miliardi della BEI per il sostegno delle piccole e medie imprese e infine 240 miliardi del MES da fornire agli Stati membri dell’Eurozona per spese dirette ed indirette legate all’emergenza sanitaria, quindi con questa sola condizionalità e con un massimo del 2% del PIL dei vari paesi (circa 36/37 miliardi per l’Italia). In totale quindi 540 miliardi. Si stima che ne servirebbero almeno 2.000 ed ecco perché sono state presentate da parte di vari Stati ed anche da istituzioni varie proposte tra cui quella di un Recovery Fund. Affermare pertanto che l’UE non ha fatto nulla è assolutamente sbagliato. Teniamo presente che il bilancio dell’Unione Europea è meno dell’1% del PIL, mentre quello americano ad esempio è il 20% del PIL. Quindi il problema è dare nuovi strumenti all’Unione Europea per riuscire a dare una risposta europea a questi problemi”.

Politica estera - Amina Al Kodsi - Italexit, l'Italia è davvero vicina ad abbandonare l'Unione Europea

Per concludere, pensa che questo crollo della fiducia evidenziato dai sondaggi si possa pericolosamente considerare un punto di non ritorno oppure crede che sia ancora possibile rinsaldare la fiducia degli italiani nei confronti dell’UE e in che modo?

“Non credo affatto si possa considerare un punto di non ritorno. Io personalmente non sono una persona che si affida al sondaggio giorno per giorno  in quanto abbiamo già visto quanto l’opinione pubblica possa mutare velocemente. Le cito un esempio esplicativo. Nel 2008 il popolo irlandese boccia il Trattato di Lisbona, scoppia la grande crisi economica e finanziaria e il deficit annuale dell’Irlanda salta al 30% in un anno. L’anno dopo, nel 2009, indicono un referendum e, comprendendo di aver bisogno del sostegno dell’UE, votano a favore del Trattato.                Pertanto, se l’Europa sarà in grado di dare delle risposte ai momenti terribili che stiamo attraversando, gli italiani potranno cambiare idea e riacquistare la fiducia nei confronti dell’ Unione Europea”.

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Amina Al Kodsi