Sindrome Down e lavoro. Qual è la situazione?

Sindrome Down e lavoro. Qual è la situazione?

Una legge tutela il lavoro per i disabili ma non esiste un censimento dei lavoratori Down

La Locanda dei Girasoli come esempio di inserimento lavorativo per ragazzi Down

 

La ricerca di un impiego non è mai facile e purtroppo trovare un’occupazione è ancora più difficoltoso per i ragazzi con la sindrome Down. Il diritto al lavoro per i disabili è tutelato dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 che ha come finalità la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato. Con questa norma le aziende possono assumere persone con disabilità e ricevere delle agevolazioni. La legge, infatti, istituisce un fondo per il diritto al lavoro dei disabili. Con questo fondo i datori di lavoro possono, ad esempio, ricevere la fiscalizzazione totale o parziale da 8 a 5 anni dei contributi previdenziali ed assistenziali relativi ad ogni lavoratore disabile che ha assunto.

La legge favorisce l’inserimento lavorativo ma parla di disabili in senso generale, quindi non solo le persone con sindrome di Down. Quest’ultimi possono godere della legge in quanto presentano un’invalidità civile minima del 75%. La norma, infatti, è dedicata a coloro che sono affetti da minorazioni che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%.

Un altro aspetto da considerare è la mancanza di dati. In Italia non si è mai avuto un censimento dei lavoratori con sindrome di Down. Per questo motivo non si sa con certezza quanti siano i ragazzi attivi, né è possibile sapere dove essi lavorino. Anche in mancanza di un’analisi del genere non è azzardato dire che il numero di persone con sindrome di Down regolarmente assunte è molto minore rispetto al numero di quelli che sarebbero capaci di lavorare.

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Lo chef Emanuele mostra due piatti da lui cucinati

Fortunatamente, esistono le cooperative sociali che favoriscono l’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Le cooperative operano soprattutto nel campo della ristorazione e danno la possibilità ai ragazzi con sindrome di Down di lavorare come cuochi, camerieri o baristi. Esempio di un’impresa di questo genere è La Locanda dei Girasoli, un ristorante- pizzeria nel quartiere Tuscolano a Roma. Per comprendere come si svolge il lavoro nel locale, abbiamo parlato con Paolo Genni, il capo sala. Ci ha spiegato che La Locanda dei Girasoli nasce come cooperativa sociale nel 1999, quando i genitori di tre ragazzi Down si posero il problema delle possibilità di lavoro che avrebbero avuto i loro figli. Genni ci ha parlato dell’attuale staff, ha detto: «Tra camerieri e cuochi lavorano dieci ragazzi con sindrome di Down, assunti con un contratto a tempo indeterminato. Altri due ragazzi sono impegnati in un tirocinio finalizzato all’assunzione». L’obiettivo della Locanda, infatti, è quello di promuovere l’inserimento lavorativo di persone con sindrome di Down, attivando un percorso individuale di formazione e di inserimento lavorativo. A questo proposito Paolo Genni ci ha raccontato: «Dei tre ragazzi del gruppo iniziale due sono andati a lavorare in altri ristoranti o alberghi “normali”». Sottolinea le virgolette di normali, poiché ha spiegato che la Locanda vuole essere un punto protetto in cui fare formazione che sarà poi utile anche in altri ambienti lavorativi che non offrono un’occupazione solo a persone con disabilità. Il caposala elogia l’autonomia dei ragazzi, ha affermato: «Sono tutti autonomi e arrivano a lavoro da soli prendendo i mezzi. Alcuni abitano anche distanti ma non hanno problemi a prendere autobus o treni. A volte i genitori li vengono a riprendere. Questo avviene solo quando i ragazzi sono impossibilitati dal prendere i mezzi per mancanza di orari o se il percorso tra abitazione e posto di lavoro è mal collegato».

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Lo chef Emanuele all’opera

I camerieri in sala ci hanno raccontato la loro esperienza. Simone ci ha detto: «Ho 31 anni e da 12 lavoro nella Locanda, ho iniziato dopo aver concluso la scuola alberghiera e sono felice di poter lavorare». Edoardo, invece, ha meno esperienza, ci ha spiegato: «Ho 26 anni e ho iniziato da poco il tirocinio, il lavoro è un po’ pesante ma mi piace farlo».

Dopo il lockdown hanno ricominciato il 22 maggio con le pizze da asporto, di cui 150 sono state donate alla Croce Rossa. Nel segno delle solidarietà sono state organizzate delle cene sospese. Un’ iniziativa in cui i clienti possono lasciare pagata una cena che sarà poi consumata da chi ne ha bisogno. Purtroppo, non hanno ricevuto nessun aiuto post-Covid. Un sostegno è stato dato dall’Arsial, l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio. Quest’ultima sul proprio sito in una notizia datata 22/01/2020 ha annunciato un accordo con la Locanda. La convezione garantisce 40.000€ più iva per la promozione enogastronomica dei prodotti regionali. Una percentuale degli oli, dei prodotti agricoli impiegati nei menù e delle etichette della carta dei vini saranno laziali.

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Alessia Pina Alimonti