In mostra a Napoli e Paestum la lotta al riscaldamento globale
Siamo, ogni giorno della nostra vita, coattivamente catapultati in mezzo alla platea dell’ideale teatro dell’informazione, che ci travolge nostro malgrado con le sue discussioni, questioni, soluzioni, proposte, slogan. Sul palco qualcuno si spiega e molte volte, per la verità, qualcuno anche confonde le idee.
Tutti sono chiamati a giudicare, ad avere una propria idea sulle cose, su tutte le cose. Ma spesso non ci si rende conto di quanto ciò sia difficile, e di quanto complesso e sovraccarico di responsabilità possa essere, ad esempio, un gesto come quello del voto politico.
Economisti studiano una vita, divengono ricercatori, realizzano pubblicazioni, studiano come allievi di altri professori e finiscono per avere una personale e sempre più definita (ma non necessariamente corretta) filosofia economica. Ma già nel semplice atto del voto è richiesto a ciascuno di avere una propria idea di quali politiche economiche possano essere le più efficaci. L’elettore è un neoliberista, un anticapitalista, un keynesista, un interventista? E cosa pensa della situazione geopolitica del Medio Oriente?
Allora tutto viene scomposto in bocconi più piccoli e digeribili per arrivare a tutti e tale scomposizione è operata dal mondo dell’informazione, che si investe quindi di una grande responsabilità. Nel complesso mondo dei media, a volte attraversato da faziose lotte politiche (con tutte le armi negative che la politica può portare con sé, come la demagogia), si è fatto prepotentemente largo tra i temi favoriti di giornali, radio e salotti televisivi, anche quello dei cambiamenti climatici, in gran parte grazie alla potente irruzione di una giovanissima studentessa svedese nelle televisioni di tutto il mondo.
Anche i cambiamenti climatici infiammano il dibattito pubblico ed è importante, ma difficile in questo clima confusionario, avere un’idea precisa di cosa stia accadendo al nostro pianeta.
A questo proposito si suggerisce sempre di dare ascolto, con un atteggiamento di sana umiltà, agli appelli della scienza e di conosce i fenomeni in atto. Ma si vuole, in questo frangente, anche segnalare un’iniziativa che va oltre. E’ possibile comprendere in maniera cristallina, intuitiva e nello spazio di poche ore, molte delle questioni legate ai recenti cambiamenti climatici. Questo avviene nelle mostre allestite a Napoli e al Museo Archeologico di Paestum. Si ha l’opportunità di conoscere, non limitandosi al sano fidarsi di chi sa quando si è nella condizione di non sapere, ma avendo una reale esperienza di quelle che sono le evidenze più rilevanti e la possibilità di costituirsi una visione autonoma e personale dei fatti.
Un concentrato di informazioni che inquadrano alla perfezione il problema. Tutto ciò che serve per cogliere le anomalie climatiche, la loro portata e i rischi che esse comportano.
Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nelle tre sale adiacenti al salone della Meridiana, nel grande edificio settecentesco del museo napoletano, la mostra si estende per 250 mq ed è divisa in tre fasi.
La prima è detta dell’esperienza: nella prima sala i visitatori sono letteralmente avvolti da bellissime immagini della natura in tutto il suo splendore a cui, però, ben presto si contrappongono le immagini delle catastrofi dovute al cambiamento climatico. Il linguaggio adottato, le immagini, sfrutta la potenza del mezzo fotografico per enfatizzare l’evidenza scientifica dei dati.
La seconda parte è detta della consapevolezza, e prepara la terza e più propositiva: quella dell’azione.
Negli spazi espositivi si incontra anche un focus sull’inquinamento da plastiche e sugli incendi incontrollati dovuti al riscaldamento globale. Nella mostra è anche presente uno spazio dedicato alle breaking news ambientali, che fornisce aggiornamenti continui relativi alle principali notizie sui cambiamenti climatici in atto nel mondo.
Un’iniziativa lodevole, tanto per l’intenzione quanto per la magistrale realizzazione. Si tratta, come ricorda il direttore del museo di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, della “prima mostra che integra il discorso sui cambiamenti climatici con una prospettiva storica e archeologica.” E aggiunge: “L’obiettivo è di attirare l’attenzione su una storia caratterizzata dall’espansione imperialistica, dall’asservimento coloniale, da sostanziali e insostenibili cambiamenti ambientali e soprattutto dalla capacità delle società umane di comprendere modifiche impreviste, adattarsi e ricostruirsi.”
La lotta ai cambiamenti climatici non può prescindere dalla lotta a uno stile di vita, il nostro, che si è rivelato insostenibile.
Le mostre di Napoli e Paestum rendono molto quanto i segnali che il pianeta ci sta dando siano inequivocabili. Sta a noi passare alla terza fase della mostra, l’azione.
Siamo come un bambino che vorrebbe toccare o prendere in mano il fuoco. Possiamo ascoltare l’avvertimento di chi ci dice che il fuoco brucia, o impararlo a nostre spese. Ma conoscendo quanto potrebbe costarci, nessuno avrebbe dubbi. Ascoltiamo gli allarmi della scienza, le mostre di Napoli e di Paestum aiutano a comprenderli in prima persona.