Disuguaglianze socioeconomiche e smarrimento per gli studenti della scuola primaria.
UN RISCHIO GRANDE PER I BAMBINI PIU’ VULNERABILI
La storia di Giorgio come esempio dell’impatto COVID19 e il rapporto delle Nazioni Unite.
Giorgio, nome di fantasia, è un bambino di 7 anni che frequentava la seconda elementare quando lo scorso marzo, i genitori gli hanno spiegato che a scuola non poteva andarci più a causa di un brutto virus che stava uccidendo molte persone. Ma Giorgio, diversamente da altri bambini, amava andare a scuola, svegliarsi presto per vedere i compagni e la maestra. Stare seduto al banco ad imparare cose nuove, volare con la mente nei posti del mondo che la geografia gli faceva scoprire. «All’inizio mi sentivo così triste e smarrito senza più le mie abitudini, poi cominciai a capire che dovevo comunque impegnarmi, che tutti si stavano adattando per colpa di questo brutto male, anche la mamma e il papà con il loro lavoro, che tanto presto le cose sarebbero ritornate come prima».
Giorgio non aveva un pc a differenza di tutti gli altri amici, non sapeva mandare una mail né attivare una telecamera. Si sentì perso, aveva sempre avuto ottimi voti a scuola, così sarebbe rimasto indietro, non avrebbe più avuto la stima dei suoi insegnanti. I genitori di Giorgio dopo pochi giorni dall’inizio delle lezioni a distanza fanno in modo, con sacrifici, di fornirgli un computer e pazientemente gli insegnano come utilizzarlo. «Ero così felice, mi sentivo a posto, avevo anch’io un mio computer. Un po’ mi annoiava quello schermo, ma sapevo che presto non sarebbe stato più il mio unico amico».
Durante una lezione la maestra rimprovera Giorgio di non aver fatto i compiti a casa, Giorgio si sente in imbarazzo, non sa che dire, che fare, lui la mail con i compiti svolti l’ha inviata alla maestra, pensava fosse ingiusto ma non sapeva come dirlo. «Scoppiai a piangere e mi venne solo da chiudere tutto e correre da mamma». La cugina più grande di Giorgio, molto legata a lui, viene a conoscenza della vicenda e la soluzione le sembra banalissima. Bastava entrare nella casella posta inviata e fare uno screenshot della pagina con data e orario della mail contenente i compiti svolti e farla vedere alla maestra. «Mi sono sentito così bene, avevo un peso sulla pancia per questo fatto, ci tengo a fare bella figura con la maestra, sempre…».
Questa breve testimonianza vuole essere un focus sulla situazione di un bambino qualunque, per evidenziare quanto possa incidere su di loro un cambiamento radicale e improvviso nelle abitudini, nella socialità e nell’apprendimento. Infatti, “Dobbiamo agire ora, con decisione e su larga scala” è quanto sostiene il rapporto delle Nazioni Unite. Secondo questo documento, pubblicato lo scorso 15 aprile e che mette in luce l’impatto di COVID-19 su bambine e bambini, le conseguenze della pandemia saranno evidenti lungo quattro dimensioni: l’aumento della povertà, con effetti devastanti per le bambine e i bambini che vivono in ambienti con scarse risorse economiche e sociali; l’apprendimento, dal momento che la chiusura prolungata delle scuole oltre agli effetti a lungo termine aumenterà l’abbandono scolastico e limiterà le opportunità di istruzione soprattutto per le ragazze; la salute e la sopravvivenza, per la riduzione dell’accesso alle prestazioni sanitarie essenziali e alle misure di prevenzione; la sicurezza, per l’incremento degli episodi in cui bambine e bambini sono vittime o testimoni di violenze e abusi in famiglia e per l’aumento del rischio per molti ragazzi di cadere nelle maglie della criminalità. Per ridurre le conseguenze negative, secondo il rapporto, è necessario intervenire in tre direzioni: più informazioni, più solidarietà, più azioni. Rispetto a queste ultime, per minimizzare gli effetti occorre ad esempio estendere l’assistenza sociale, dare priorità ai servizi centrati sui bambini con equità di accesso e attenzione alla protezione da violenze e abusi, estendere l’accesso al digitale, ripresa delle attività e l’auspicato ritorno in classe in condizioni di sicurezza dovranno essere inseriti in una fase di transizione che preveda un piano di interventi psico-educativi e di supporto ai bambini e alle famiglie. Tali interventi sono indispensabili e devono essere orientati al mantenimento di comportamenti sicuri, far esprimere le emozioni rispetto alle esperienze vissute, sviluppare o rafforzare le strategie di adattamento, promuovere la solidarietà e il supporto nei confronti dei più vulnerabili e di chi ha subito le conseguenze più gravi dell’epidemia.
Con il Decreto Rilancio l’Italia ha iniziato ad affrontare i bisogni educativi e di socialità dei bambini, ma servono ancora più risorse e investimenti nel breve e medio periodo. Sono stati stanziati fondi per una messa a norma degli edifici scolastici, per interventi infrastrutturali e per nuove assunzioni nella scuola, tutto ciò nell’auspicio di un nuovo anno scolastico con didattica in presenza per tutti.