Donne e lavoro, la difficoltà di mettere d’accordo carriera e figli

Donne e lavoro, la difficoltà di mettere d’accordo carriera e figli

Uno dei problemi della vita professionale di una donna è rappresentato dalla difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia. L’arrivo di un figlio stravolge la vita di una mamma, non solo dal punto di vista familiare, fisico ed affettivo, ma anche dal punto di vista lavorativo. In quest’ultimo caso, purtroppo, il cambiamento è in negativo, in quanto le donne sono costrette ad apportare diversi cambiamenti o addirittura a interrompere il lavoro a seguito della nascita di un figlio.

Lo studio Istat sull’inattività femminile

Questa difficoltà colpisce in modo particolare le donne ed è messa in luce anche da uno studio Istat. L’istituto di statistica ha calcolato il tasso di inattività maschile e femminile dovuto alla presenza dei figli. Le donne tra i 25- 54 anni che lasciano il lavoro per dedicarsi ai figli che hanno tra 0-2 anni sono il 41,4%. La stessa situazione, invece, riguarda il 4,7% degli uomini. Le percentuali scendono a mano a mano che sale l’età dei figli, ma sono sempre le mamme le più inattive. Il tasso delle donne inattive con figli tra i 3-5 anni è del 36,5%, mentre per gli uomini è del 5,5%; se la prole ha tra gli 11-14 anni l’inattività cala al 34,4% per le donne e al 5.9% per gli uomini.

Ugualmente, nel caso in cui non si hanno figli, tra i valori di inattività maschili e femminile c’è un divario: è una situazione che interessa il 9.1% degli uomini e il 20.3% delle donne, più del doppio. Differenze tra maschi e femmine si hanno anche quando non si deve interrompere la carriera ma si ricorre a modifiche per facilitare la conciliazione tra famiglia e lavoro. In questo caso, l’Istat ha calcolato che le lavoratrici che hanno dovuto cambiare almeno un aspetto del loro impiego sono il 35.5%, mentre gli uomini sono l’ 11.8%.

L’associazione Assolei

Per approfondire il fenomeno della complessità per le donne nel conciliare figli e lavoro, abbiamo parlato con Dalila Novelli e Paola Frezza, rispettivamente vice presidente e presidente di Assolei, un’associazione con sede a Roma che organizza sportelli di sostegno per donne vittime di violenza e discriminazione. Gli sportelli sono gratuiti, presenti nel I, V e VIII Municipio e rispondono alle richieste d’aiuto che arrivano dalle telefonate al numero dell’associazione o al 1522. Ricevuta la richiesta, dopo un primo colloquio con una counselor che fa un’analisi della domanda, si passa poi al sostegno di un’avvocata o di una psicologa. Assolei si pone come mission quello dell’autodeterminazione delle donne, che devono essere libere di scegliere. L’associazione fornisce sostegno nelle decisioni delle donne, ma non da né giudizi né consigli, supporta le donne a sostenersi, a credere nelle loro scelte e nei loro percorsi.

La diversità del lavoro femminile e il maggiore impegno degli uomini nelle faccende domestiche

Paola Frezza, nell’introdurre l’argomento donne e lavoro, ha voluto sottolineare la varietà di casi all’interno del lavoro femminile: «Quando parliamo di lavoro, si tende a parlare di donne in generale, ma in realtà all’interno del genere delle donne, non tutte hanno la stessa situazione. C’è chi ha un lavoro stabile e non ha una crescita durante la sua carriera, quella che non trova lavoro, la madre che rinuncia, lavori precari, partite IVA e contratti a termine dove maternità e malattia sono poco tutelate. Non bisogna generalizzare, all’interno delle donne lavoratrici ci sono situazioni estremamente diverse. Bisogna parlare delle diverse situazioni lavorative delle varie donne. Bisogna considerare che la donna non è solo figli e lavoro come compartimenti stagni. Al contrario, la donna è tutto questo messo insieme. Bisogna considerare la complessità della vita delle donne».

Analizzando il problema della difficoltà nel conciliare lavoro e figli, fa notare che un maggior impegno degli uomini nelle faccende domestiche potrebbe essere l’inizio per risolvere la questione: «Gli uomini svolgono le faccende domestiche solo in assenza della donna, ma nel momento in cui lei è di nuovo presente in casa, non si pone il problema di fare le faccende. È importante che si avvii un processo culturale che induca gli uomini a una forma che non sia di semplice collaborazione, ma di assunzione di responsabilità familiari. Deve essere lo svolgimento normale e quotidiano delle funzioni familiari, occuparsi del lavoro domestico, fare la spesa. Tutto questo, purtroppo, sugli uomini grava ancora troppo poco».

Le dimissioni in bianco

In Italia conciliare carriera e figli è molto complicato, se non addirittura impossibile, considerando che è frequente il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco a seguito della nascita dei figli. Una pratica illegale, ma portata avanti dai datori di lavoro che insieme al contratto di assunzione fanno firmare una lettera di dimissioni senza data. Le dimissioni in bianco danneggiano in modo particolare le donne, in quanto sono utilizzate nel momento in cui una lavoratrice rimane incinta.

A questo proposito, Dalila Novelli ha dichiarato: «Le dimissioni in bianco hanno innanzitutto un valore sessista, inoltre, incidono sul loro progetto di vita materna. Si tratta di un problema che colpisce i diritti, ma colpisce anche il futuro della nazione. Una donna, che deve scegliere tra lavoro e figli, spesso sceglie il lavoro. Questo va a discapito della natalità. Lo Stato deve intervenire e porsi come figura di tutela. Il costo sociale delle maternità è fondamentale e se ne deve far carico».

Paola Frezza approfondisce la questione, spiegando: «La maternità ha un valore soggettivo ma anche sociale. Qust’ultimo è fondamentale se vogliamo che la società si rinnovi e cresca. Se vogliamo che le donne possano coniugare lavoro e famiglia, allora la maternità, la paternità e l’allargamento della famiglia devono essere valori che non sono solo individuali, ma anche valori sociali perché competono a tutta la realtà sociale, per questo lo Stato deve sostenere queste possibilità di scelta. Si tratta di una condizione che migliora la vita di tutti».

Le quote rosa

Il discorso sul rapporto tra donne e lavoro, porta a riflettere anche sulla questione delle quote rosa. Dalila Novelli chiarisce: «Le quote rosa vanno a colmare un divario tra donne e uomini, ma sono una proiezione di una scelta maschile; purtroppo mancano scelte di genere in funzione di altre donne. Si fanno scelte in funzione della politica in modo generale e non in modo da colmare il gender gap. Le politiche delle donne sono diverse dalle donne in politica».

Maternità e lavoro sono due aspetti fondamentali della vita di una donna, l’uno non può influire negativamente sull’ altro. Maternità e lavoro sono due diritti che vanno tutelati, tenendo presente che la difesa del lavoro incrementa la natalità, di conseguenza favorire le nascite produce più lavoro.

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Alessia Pina Alimonti