È il dating online il rimedio alla solitudine?
Dating online since 1965
Conoscere qualcuno non è stato mai così facile. Veri e propri cataloghi in cui si inseriscono fotografie, informazioni personali, interessi, citazioni preferite, città di appartenenza o residenza e persino particolari sull’orientamento sessuale religioso, politico, sullo stato civile o, semplicemente, sentimentale. Di cosa stiamo parlando? Non di semplici social, ma del dating online. Così attuale, specie in questa epoca post-pandemia eppure, paradossalmente, datate al 1965 quando due studenti di Harvard con un computer IBM 1401 creano Operation Match: predecessore delle app date, con soli tre dollari era possibile trovare potenziali partner attraverso un questionario composto da 75 domande. A un anno dalla sua creazione, Operation Match contava già 90.000 utenti. Più che una novità, una forma di emancipazione sociale a partire dalla sfera virtuale in un’epoca in cui il concetto stesso di libertà ed emancipazione era in divenire e non ancora attuale. Nel 1993, con l’avvento del Wold Wide Web chiunque e con qualunque idea può creare un sito. È così che nel 1995 nasce Match.com, il primo vero sito di dating online finalizzato agli incontri, poi è il turno di Facebook nel 2004 col gioco ”Hot or Not”, una classifica degli allievi più suadenti di Harvard, fino ai più conosciuti siti di dating attuali come Lovoo, Grindr, Badoo, Tinder, quest’ultima sbarcata nel web nel 2012, e tante altre. A distanza di quarant’anni dal debutto si assiste a un’evoluzione del dating con un’aggiunta significativa: la trasposizione dal virtuale al reale.
Dating online in crescita dopo la pandemia
I siti di dating nascono con il pretesto di essere un mezzo con il quale gli utenti testano la loro idoneità al fine di incontrarsi per far nascere una relazione di natura amichevole o amorosa, nonostante i normali fallimenti dovuti a un’incompatibilità tra partner “scelti”. Secondo l’indagine Digital in 2021, condotta da We are social con la collaborazione di Hootsuite, piattaforma di social media managment più utilizzata al mondo specializzata nei trend relativi all’utilizzo dei social media e la loro diffusione nel mondo, nel 2021 sono oltre 50 milioni gli italiani connessi a Internet, cui 41 milioni collegati ad almeno un account social, con due milioni in più rispetto l’anno precedente. Di questi, il 98% si connette da dispositivo mobile per una media di sei ora giornaliere. Rispetto al 2020, paradossalmente, si è registrato un aumento delle connessioni virtuali da parte degli utenti nel nostro Paese (nel 2020 erano 35 milioni gli italiani collegati ad almeno un account social contro i 41 milioni attuali). Ciò che è certo, dunque, è che Internet, e in particolare i social media, hanno fatto compagnia agli italiani non solo durante l’anno di pandemia, attraverso la connessione di uomini e donne con il fine di abbattere la solitudine. Lo rivela un sondaggio registrato tra gennaio 2020 e febbraio 2021 dal sito di dating più famoso e utilizzato al mondo, Tinder, tra migliaia di membri localizzati in più parti del mondo.
Lo studio condotto da Tinder
“Durante la pandemia Tinder si è rivelato uno dei pochi luoghi dove i giovani potevano trovare l’interazione umana di cui avevano bisogno. È emerso che il 60% dei membri si è iscritto perché si sentiva solo e desiderava connettersi con altre persone. In particolare, i rappresentanti della Generazione Z si sono iscritti a Tinder per incontrare persone nuove, che potessero tirarli fuori dalle mura delle loro stanze, mentre il 40% per vedere “persone nuove e diverse”. Un’àncora di salvezza che ha permesso alla Generazione Z ( nati tra il 1995 e il 2010), di poter continuare quella socialità interrotta con la pandemia e con le chiusure forzate dei luoghi di ritrovo e che ha generato solitudine, ansia e malinconia, emozioni alleviate con il contatto virtuale prodotto dai siti di dating.
Gli utenti preferiscono l’approccio virtuale
Secondo l’indagine di Ypulse, leader nelle ricerche riguardanti la Generazione Z e i Millenials o Generazione Y, il 43% degli utenti che ha utilizzato le app date durante la pandemia dichiara di aver combattuto la solitudine tanto da preferire questo tipo di approccio anche dopo il riavvio delle attività sociali. Ma in che modo questi stati d’animo sono stati gestiti dall’ambiente virtuale e quindi assente di presenza, calore e accoglienza? “Attraverso le video chat, che hanno progressivamente sostituito i primi appuntamenti, con un racconto sincero della propria identità, manifestando senza timore i malesseri derivati dalla situazione pandemica e con la ricerca di un compagno onesto, autentico e portatore degli stessi valori e obiettivi, infine vivendo virtualmente esperienze solitamente consumate nel reale, come ordinare la cena e condividerla su Zoom”. Secondo il recente studio condotto da Tinder che coinvolge migliaia di utenti localizzati in diverse parti del mondo, pare che la maggior parte di essi apprezzi maggiormente l’approccio virtuale in quanto meno sottoposto a pressioni, a tal punto che il 40% di essi dichiara di prediligere le video chat agli incontri reali e di continuare con esse anche quando riprenderanno le attività sociali.
Pro e contro del dating online
Negli ultimi anni, dunque, e in particolar modo con la pandemia, il dating online si è concesso la possibilità di essere valutato anche presso i più scettici, dando modo agli utenti di poter sperimentare la ricerca dell’anima gemella cancellando i limiti spazio-temporali e permettendogli di conoscere il potenziale partner a 360°. Tuttavia la trasversalità degli incontri online genera involontariamente insoddisfazione presso i fruitori tanto da attuare il famigerato “avanti un altro”: questa apparente perfezione fatta di partner complementari sulla base di caratteristiche descritte aumenta il desiderio di volere qualcosa di sempre migliore, alimentando superficialità nella nascita e nella crescita dei rapporti. Eccitazione per la scoperta continua di nuovi profili, simultaneità nella conoscenza di più persone sfociano nella perdita di qualità di rete relazionale e, nella peggiore delle ipotesi, dipendenza al pari del gioco di azzardo, come rivelano numerosi studi in campo psicologico. Tanti sono gli aspetti positivi del dating online ma, altrettanti, sono i punti di non ritorno in cui la massa può cadere, confondendo la sfera virtuale con quella reale, sovvertendone la priorità.
Il parere degli esperti
Una situazione ricorrente nel rapporto uomo-tecnologia che coinvolge non solo l’aspetto edonistico insito negli individui, ma anche quello psicologico-cognitivo. A rivelarlo il Dott. Francesco Scaccia, psicologo e psicoterapeuta dello studio “Heimat” di Roma.
Qual è il motivo, a livello psicologico, che spinge questo 40% a preferire l’ambiente virtuale privo di contatto da ogni punto di vista (ovviamente laddove le relazioni si consumano esclusivamente online)?
L’ambiente virtuale offre la possibilità innanzitutto di entrare in contatto con un numero infinito di persone in ogni angolo della Terra, permettendo così di eliminare confini geografici e offrendo la possibilità di rimanere in contatto in qualsiasi momento. Da un punto di vista più prettamente psicologico, l’ambiente online generalmente offre un ambiente considerato come “protettivo” poiché permette di esporsi meno, celare più facilmente quelli che si considerano i propri difetti e mettere in rilievo le parti che ci piacciono maggiormente.
A questo si aggiunge la possibilità di sperimentarsi nelle relazioni interpersonali con persone che non appartengono alla propria cerchia sociale con il vantaggio di non correre il rischio di essere giudicati o esclusi. Questo sperimentarsi può anche portare alla ricerca di parti di sé inaccettabili o semplicemente desiderate. Nel virtuale, infatti, non essendoci verifiche dell’identità ci si può presentare come altro, cambiando la propria età, genere, lavoro, vivendo per alcuni momenti la vita che si sogna o semplicemente verificare come sarebbe viverla.
In che modo la tecnologia può intaccare la socialità delle persone che ne abusano l’utilizzo?
Può succedere che la continua offerta di stimolazioni offerto dall’ambiente virtuale possa far apparire la vita reale come monotona e poco attraente.
Inoltre, può succedere che la possibilità di contenere l’ansia di prestazione e di giudizio attraverso la creazione di profili falsi, possa portare all’allontanamento dalla vita reale in cui inevitabilmente gli altri hanno la possibilità di vedere le nostre abilità ma anche i nostri difetti e mancanze.
Le relazioni reali, inoltre, per quanto stimolanti e gratificanti, sono anche fatte di momenti di noia, di routine che nell’ambiente virtuale possono essere bypassate chiudendo la conversazione e mettendosi alla ricerca di nuove persone con un rischio di una superficializzazione delle relazioni e un rifiuto della quotidianità della socialità reale.
Spesso la continua ricerca della perfezione porta a una dipendenza. Essa deriva da carenze affettive passate o da una forma di narcisismo insito negli individui?
Ogni situazione va valutata singolarmente.
In generale possiamo affermare che ogni individuo, in assenza di psicopatologia conclamata, nella propria vita tende a raggiungere il meglio per sé, considerando quelle che sono le proprie capacità.
Non sorprende dunque che le persone, oggi, siano molto attratte dall’ambiente virtuale in cui è possibile scegliere tra una quantità pressoché infinita di potenziali partner anziché tra le possibilità della vita reale che sono inevitabilmente limitate dalla disponibilità di tempo e dai luoghi che si frequentano abitualmente.
Per quanto riguarda alcune fragilità psicologiche, si osserva come l’ambiente virtuale possa attrarre particolarmente, fino alla dipendenza, persone con storie particolarmente difficili alle spalle che hanno lasciato strascichi come bassa autostima, difficoltà relazionali, timore dell’altro o voglia di rivincita, tutti elementi che possono venire in qualche modo compensati relazionandosi attraverso uno schermo.
4) E’ Possibile colmare una carenza affettiva (dovuta, ad esempio, alla pandemia) attraverso la condivisione virtuale?
La possibilità di rimanere in contatto a distanza è sicuramente un aspetto positivo della tecnologia. Basti pensare, ad esempio, come il telefono ha rivoluzionato le vite dell’essere umano. Attualmente, attraverso i sistemi virtuali come chat e videochiamate, abbiamo la possibilità di restare in contatto ventiquattr’ore su ventiquattro a costi irrisori. Questo permette sicuramente di poter sentire la vicinanza anche di chi è lontano e allo stesso tempo continuare a prenderci cura e mostrare affetto all’altro. Tuttavia, gli studi mostrano sempre più chiaramente come l’aspetto corporeo sia un elemento indispensabile nelle interazioni interpersonali
Verso la svolta delle relazioni?
Il dubbio che sorge spontaneo a seguito delle tante informazioni sulla nascita delle relazioni all’interno del mondo virtuale è se ci sarà ancora posto per le emozioni e le sensazioni trasmesse con la fisicità, malgrado la condivisione di parole gesti all’interno dell’ambiente virtuale. L’indagine condotta da Tinder evidenzia quanto le persone, dopo mesi di astinenza fisica, diano maggior significato a piccoli gesti affettuosi tanto da ricercarli nei potenziali partner e, nelle situazioni più estreme, a metodi di fisicità alternativi come il sexting (letteralmente fare sesso attraverso messaggistica) con i quali soddisfano l’imminente desiderio sessuale. Davvero la tecnologia ridisegnerà un nuovo modo di tessere reti relazionali e riavviare la socialità tra le persone? Tecnologia e umanità, due parole antitetiche dal punto di vista del significato e del significante, eppure sinergiche e che stanno imparando a convivere in questa nuova fase post-pandemia, in cui il ritorno alla socialità ci confonde, ci disorienta, ci allontana e, automaticamente, ci fa riflettere sul concetto di normalità, stabilendo nuovi confini e nuove regole in cui, indubbiamente, la tecnologia gioca un ruolo centrale da vera protagonista e da cui dipende il nostro agire e il nostro modo di pensare. Per riprendere le parole del Dott. Scaccia “il mondo delle relazioni e delle interazioni sociali si sta modificando e ampliando, ma è bene sottolineare come sia importante far integrare i due aspetti, sia il reale che il virtuale, affinché non ci si cristalizzi in posizioni rigide”. Chissà se la tecnologia, invece di migliorare le nostre vite, non diventi la nostra vita. Augurio o repellente?