Gaza, al via la campagna vaccinale contro la poliomielite
Dopo più di 25 anni ricompare nella Striscia di Gaza il primo caso di Poliomielite: un ritorno dovuto alle scarse condizioni igieniche in cui giace il territorio ormai da quasi un anno, a seguito della riapertura del conflitto israelo-palestinese.
L’UE si unisce all’appello delle associazioni umanitarie invocando una tregua e una campagna di vaccinazione tempestiva per i bambini contro il poliovirus nella Striscia di Gaza. Il rischio è quello di una nuova epidemia.
Una crisi umanitaria senza precedenti sta avendo luogo sotto gli occhi di tutto il mondo. Il conto delle vittime arriva ormai a 40mila morti, di cui più di 16mila bambini. Coloro che sono sopravvissuti a questo sterminio, si trovano ad affrontare tante altre criticità, tra cui quelle igienico-sanitarie, legate agli effetti collaterali della guerra. Era il 16 agosto 2024 quando in Italia giunse la notizia del primo caso di Poliomielite a Gaza, diagnosticato ad un bambino di appena dieci mesi, accertato dal Ministero della Sanità palestinese.
La Poliomielite è una malattia, altamente infettiva, a cui non esiste cura: l’unico rimedio possibile è la prevenzione tramite vaccino. Si tratta di un virus che interessa soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni e che si trasmette molto facilmente attraverso un veicolo comune. La Polio invade il sistema nervoso e, distruggendo le cellule neurali colpite, può causare una paralisi irreversibile.
L’OMS e l’Onu hanno immediatamente riconosciuto il rischio di un’epidemia e chiesto dunque una tregua di 7 giorni nei combattimenti, al cui appello si è unita anche l’UE. Solo dopo che il virus ha contaminato le acque reflue a Khan Younis e Dei al-Balah, e dunque è entrato in circolazione, si è ascoltata l’esigenza di una tregua umanitaria per mettere in moto una campagna vaccinale immediata.
Giunto a conclusione il primo ciclo di vaccinazione iniziato lo scorso 1 settembre, l’OMS conferma l’arrivo a Gaza di 1,6 milioni di dosi di siero antipolio e l’avvenuta vaccinazione di ben 640mila bambini. Come si legge dalla dichiarazione dell’Alto Rappresentante a nome dell’Unione Europea, “L’UE accoglie con favore la consegna di oltre 1,2 milioni di vaccini orali contro la poliomielite, nonché la cooperazione di Israele nel fornire i vaccini a Gaza […] L’impegno a rispettare le pause umanitarie da parte di tutte le parti sarà cruciale per consentire la realizzazione tempestiva e efficace di queste urgenti campagne. Proteggere le strutture sanitarie e i loro operatori e garantire un accesso sicuro ai siti di vaccinazione per i bambini e le famiglie sarà essenziale a tal fine”.
Nonostante ci fosse dunque un accordo con lo Stato di Israele per non colpire i centri sanitari adibiti alla vaccinazione dei bambini, secondo Medici Senza Frontiere – che ha supportato le operazioni vaccinali a livello logistico nei centri di competenza sanitaria – alcune famiglie palestinesi sarebbero comunque state prese di mira dai bombardamenti mentre erano intente a tornare alle proprie abitazioni. Va precisato che a Gaza non c’è più carburante: la popolazione gira con carretti trainati da asini o a piedi e per coprire determinate distanze ci possono volere delle ore. È stato durante questi lunghi viaggi di andata e ritorno che i bambini vaccinati a ridosso dell’orario di campagna, insieme alle loro famiglie, sono stati presi di mira dai bombardamenti.
Tutto ciò contribuisce a una situazione sempre più critica. Secondo l’ultimo report di Save the Children, aggiornato al 16 settembre 2024, che riassume i dati di ben 15 organizzazioni che lavorano a Gaza, l’83% degli aiuti alimentari necessari non arriva alla Striscia a causa delle ostruzioni da parte dello Stato di Israele. Le persone che vivono a Gaza sono passate da una media di due pasti al giorno a un solo pasto a giorni alterni. L’igiene, invece, è scesa al 15% rispetto a settembre 2023.
“C’è carenza di tutti gli aiuti umanitari. Siamo sopraffatti dai bisogni e dalle esigenze urgenti. Le persone muoiono di fame a causa della mancanza di aiuti. Il 100% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari. È la situazione peggiore a cui abbiamo assistito durante la guerra israeliana a Gaza” ha detto Amjad Al Shawa, Direttore della Rete delle ONG palestinesi (PNGO).
Intanto, il 18 settembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente chiesto fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi entro dodici mesi, dopo la pronuncia da parte della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità dell’occupazione israeliana. In sede di votazione per far passare la risoluzione, l’Italia, insieme ad altri paesi europei, ha deciso di astenersi. Con 124 sì la risoluzione è ugualmente passata, mentre il nostro Paese continua consapevolmente a porsi dalla parte sbagliata della storia.