I numeri della violenza
Servendoci di alcuni dati ISTAT e prendendo in esame parte dell’excursus legislativo, analizziamo un fenomeno attuale nel nostro Paese ovvero la violenza di genere e contro le donne
Il problema della violenza di genere e contro le donne ha origini molto antiche, che i legislatori hanno provato a risolvere solo in tempi recenti, e che ha portato ad una società pronta a contrastare questo fenomeno anche se culturalmente è ancora troppo legata al passato e sembra incapace di dimenticare il proprio DNA di disuguaglianza e prevaricazione
Una recente sentenza della Cassazione ha fornito un’attenuante in un caso di femminicidio (con il fatto avvenuto il 31 marzo 2020) e la giustificazione è stata attribuita allo stress che l’uomo (un infermiere calabrese) avrebbe provato durante il primo periodo di pandemia da Covid 19. La vittima – una studentessa di medicina originaria della provincia di Agrigento – sarebbe stata uccisa anche perché l’uomo non si trovava nel pieno delle sue facoltà mentali a causa delle restrizioni forzate e, grazie a questo, gli sarebbe stato rinviato l’ergastolo.
A prescindere da qualsivoglia idea personale che si può avere in merito a questa vicenda di cronaca, questa decisione giudiziaria non può non far riflettere poiché sembra, in qualche modo, “giustificare” l’azione efferata compiuta.
Questo esempio di cronaca non è, certamente, indicativo di un comportamento o di una predisposizione generalizzata dell’uomo nei confronti delle donne – nel nostro Paese – ma il solo fatto che si sia potuto pensare di fornire un’attenuante ad un assassino si trascina con sé un sostrato di violenza e di disparità che permea la nostra cultura da moltissimo tempo.
Infatti, l’excursus normativo che ha condotto alle leggi attualmente in vigore è molto giovane e sembra non avere attecchito ancora a livello mentale ma che sia fermo a livello punitivo.
Per fare qualche esempio concreto rispetto all’applicazione di leggi ad hoc basta prendere atto che solo nel 1956 si è cancellato lo jus corrigendi (articolo 571 del C.P.) che legittimava il pater familia ad adottare anche la violenza fisica, in ambito domestico, per correggere ed educare i propri cari.
Mentre per smettere di considerare l’adulterio femminile come l’unico perseguibile attraverso la legge si è dovuta attendere la Corte Costituzionale del 1968/69. Due esempi di come la società (e la cultura) del nostro Paese fossero permeati di ingiustizia legata ancora a dinamiche di onore e rispetto e infatti, solo nel 1981, si è condannato il delitto d’onore che, occorre ricordare, era legato al “disonore” prodotto dalla condotta disdicevole della donna nei confronti dell’uomo.
Una carrellata di leggi che mostrano come uomo e donna abbiano vissuto due vite parallele ma difficilmente destinate all’equiparazione almeno fino il 1975 con la parificazione dei coniugi in ambito domestico o fino il già citato 1981 con l’annullamento del matrimonio riparatore (lo stupratore veniva graziato se sposava la donna che aveva “violato” evitando di disonorare la famiglia della stessa). Un passo in avanti si è avuto nel 1996 che ha visto la nascita della legge nº 66 la quale spostava le norme sulla violenza sessuale da reato contro la morale pubblica e la buoncostume a reato contro la persona trattando, anche, le violenze di gruppo.
Nonostante siano state istituite leggi a protezione e supporto delle persone violate (sia fisicamente che psicologicamente) i numeri della violenza sono impressionanti ed a fornirci un’idea sulla portata del fenomeno ci viene incontro un report redatto dall’ISTAT (datato 7 agosto 2023 e rilasciato dal Ministero del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità) dal titolo Il sistema della protezione delle donne per le vittime di violenza, anni 2021 e 2022 nel quale si evincono delle informazioni molto significative: le donne denunciano con maggiore coraggio e sono sempre più proiettate a chiedere aiuto alle forze dell’odine, ai CAV ( Centri Anti Violenza) e alle Case Rifugio.
Un accurato e meticoloso trattamento di dati avvalorato dalla legge 53 del 2022, Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere, concede ad istituti preposti di catalogare le richieste di aiuto e realizzare una mappatura del territorio in relazione al tipo di vittima, al contesto di violenza ed alla presenza o meno di minori coinvolti nelle varie violenze.
Occorre ricordare che una violenza il più delle volte avviene tra le mura domestiche (50%) e implica la presenza di un carnefice e, molto spesso, di più vittime (includendo anche i figli che potrebbero avere assistito alle liti o alle violenze e, in alcuni casi, addirittura subirle).
La legge del 24 novembre 2023 nº 168, recante Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e sulla violenza domestica, vorrebbe disincentivare l’uso prevaricatore della violenza con l’inasprimento della pena soprattutto se coloro che la commettono risultano già schedati ma apporta poche novità in merito alla protezione perché non aumenta le somme a disposizione dei CAV o delle Case Rifugio e non sponsorizza la divulgazione di una dialettica più inclusiva nei confronti delle donne e delle minoranze di genere.
Poca azione “a monte” per cercare, quindi, di invertire questa terribile tendenza che ha visto (solo nel 2023) ben 120 femminicidi e 13.793 richieste di aiuto ed intervento per episodi di “violenza domestica o di genere”. Ormai è chiaro che i numeri della violenza in Italia sono spaventosi ed occorre cambiare rotta per salvare le nuove generazioni da questa terrificante deriva sociale.
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