Il Barocco che non ti aspetti
Percorrendo il centro storico di Roma, è impossibile non essere abbagliati dai gioielli dell’età barocca. In una mattina afosa di metà giugno decido di unirmi a una visita del Barocco romano “minore”, cresciuto all’ombra dei nomi altisonanti di Bernini e Borromini: un itinerario a sorpresa, per guardare la città con occhi nuovi.
Gambe in spalla e mascherine indossate, si parte. La centralità del Barocco per Roma è nota e questo percorso periferico, direi parallelo a quello dei sommi artisti, si propone di ampliarne la visione d’insieme: lontana dai soliti cliché, Roma conserva tesori nascosti che spesso sfuggono a un primo sguardo, e, allontanandosi dal classico itinerario di piazze proposto a chi visita Roma per la prima volta, ecco che la città barocca diventa immediatamente leggibile.
È il caso della Chiesa di Santa Maria in Vallicella, che ospita la “Macchina Barocca” del pittore fiammingo Rubens. La tradizione vuole che nel 1535 un miscredente abbia lanciato una pietra sull’affresco quattrocentesco della Vergine, che prese miracolosamente a sanguinare. Così, su richiesta dei committenti, Rubens esegue nel 1608 la pala d’altare con gli “Angeli in venerazione della Madonna”, che può essere abbassata o sollevata per svelare o proteggere l’icona mariana preesistente.
La teatralità come carattere distintivo del Barocco è anche più palese nella Cappella Spada di San Girolamo della Carità, sconosciuta chiesa in via di Monserrato. Questa camera funebre, di controversa attribuzione borrominiana, non ha invero nulla di macabro, ma rappresenta plasticamente una malinconica meditazione sull’aldilà: la cura minuziosa posta nel rievocare l’atmosfera domestica trova soluzione figurativa nella perizia con cui il marmo è trattato, quasi fosse seta decorativa. L’invenzione formidabile e vero e proprio artificio scenico sta nella balaustra che introduce alla cappella: in luogo del solito parapetto marmoreo, due angeli inginocchiati tengono un drappo di marmo, similmente al sipario di un palco.
Dopo tanti mesi di lockdown, possiamo infine riappropriarci di un territorio senza eguali, in cui anche il patrimonio “minore” garantisce esperienze estetiche notevoli e si lascia ammirare nelle opere di maestri meno noti o ancora non identificati, ma di qualità eccezionale.
Foto 1 – l’affresco di Rubens nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella
Foto 2 – la Cappella Spada nella Chiesa di San Girolamo della Carità