Il potere. Un’ombra dietro la democrazia

Il potere. Un’ombra dietro la democrazia

Troppo spesso il potere (concentrato nelle mani anche di un singolo uomo) ha influito nelle elezioni ed ha condizionato la storia dei popoli

Sia nei potenti Stati Uniti d’America che nella piccola Romania le elezioni hanno subìto il potere dei social media e di chi li controlla; questa sembra l’unica certezza di questi nostri tempi moderni

Nei mesi scorsi ci sono state due elezioni molto differenti tra loro: da una parte una potenza mondiale e dall’altro, un piccolo Paese europeo. Apparentemente agli opposti tra loro (Davide e Golia) tranne che per essere stati “veicolati” dai social network anche se con conseguenze diametralmente opposte.

Il 5 novembre gli Stati Uniti d’America hanno espresso la propria preferenza e dato, di nuovo, fiducia al repubblicano Donald Trump. Un’elezione molto chiacchierata dove si è lungamente parlato della quantità di denaro investito nella campagna elettorale (da entrambi gli schieramenti) come, anche, dell’utilizzo di influencers e dei supporters dei due candidati.

Il focus delle diatribe si è concentrato, per la maggior parte, sulla forte spinta che hanno esercitato alcune “personalità” durante la campagna elettorale (sia dal punto di vista economico che a causa della loro capacità di influenzare il giudizio dell’elettorato) ed è emerso – più e più volte – il nome del miliardario sudafricano Musk. Questi ha fatto discutere per il proprio palese orientamento al voto pro-repubblicano poiché si è mostrato – in svariati incontri – fianco a fianco dell’ex Presidente e ne ha sostenuto la linea politica, dichiarando ammirazione e stima personale.

È noto che le elezioni negli USA siano sovvenzionate da benefattori che finanziano e sponsorizzano il proprio candidato alla corsa verso la Casa Bianca. In queste elezioni, però, ciò cha ha particolarmente colpito non è stato il flusso di denaro investito da Musk quanto la popolarità che lo stesso ha sia a livello personale (essendo un uomo estremamente ricco) e sia come proprietario di un social network palesemente schierato. Elon Musk è proprietario del social network X (ex Twitter) che, a marzo 2024, pare abbia raggiunto la cifra di 550 milioni di utenti (con un incremento di 10 milioni ogni mese). Dati forniti dallo stesso Musk e sui quali possiamo solo fidarci considerando che, dal momento della sua acquisizione, il miliardario ha oscurato i dati statistici della piattaforma (che invece erano di dominio pubblico con la precedente gestione Twitter).

In molteplici occasioni Musk ha palesato il proprio supporto al tycoon, lodandone il carattere. Occorre, ad onore di cronica, ricordare, però, che il loro rapporto personale non si è fondato – sempre – su tale considerazione reciproca: Musk fu uno dei maggiori oppositori di Trump durante la sua precedente elezione ma, ad oggi, i due si mostrano spesso insieme, cordiali, goliardici e sempre in sintonia.

Nonostante le proteste più o meno evidenti del gruppo dei democratici, che hanno espresso la loro perplessità su questo genere di “spinta” fornita dal denaro e dal potere di Musk su Trump, non si è potuto fare nulla poiché il tutto si è rivelato legale anche se, probabilmente, non del tutto etico.

Per fare un confronto basti pensare alla posizione (né di destra e né di sinistra) di un altro miliardario quale Zuckerberg (fondatore di Facebook e CEO del gruppo Meta dal 2004) che, a seguito dello scandalo di Cambridge Analitica, ha fatto mea culpa e sembra essersi dileguato dal mondo politico. Una posizione che ha, di fatto, aiutato – di riflesso – la rielezione di Trump sempre più lanciato sul social X.

La fascinazione che la politica dimostra nei confronti del potere non si ferma qui; un altro esempio, è stato il caso in Romania dove, però, il potere delle istituzioni ha agito ed annullato il voto. Motivo? Dalle indagini effettuate a livello istituzionale, in Romania, durante il periodo elettorale è emerso un nome – tale Bodgan Peschir. Si tratterebbe di un miliardario, ed ex programmatore rumeno, che parrebbe aver versato ben 1 milione di euro per aiutare economicamente il leader sovranista Georgescu. Proprio grazie al sostegno mediatico del programmatore, Georgescu ha potuto conquistare la maggioranza dell’elettorato ed essere eletto Presidente.

Peschir avrebbe fatto una serie di donazioni, anche ad alcuni influencer sudafricani (che avrebbero dovuto parlare sui loro canali social di tematiche care alla politica destrorsa del candidato) per aiutare la campagna elettorale di Georgescu. Tutto questo soprattutto su TikTok, ma non solo. A questo punto le istituzioni rumene hanno compreso sia la portata del condizionamento sull’elettorato e sia che dietro Peschir c’era – con grande probabilità – l’influenza sovietica. A far pensare all’ingerenza russa nella campagna elettorale sono state le numerose posizioni anti-Nato e antieuropeiste che lo stesso Georgescu aveva palesato e che mostrava un sodalizio con il leader Putin.

In entrambi questi Paesi il dubbio del peso del condizionamento da parte dei social network è abbastanza evidente e a determinare la scelta elettorale ci sarebbe, sempre più,  il potere di avere accesso ai dati sensibili dei cittadini; perché è chiaro che la vera battaglia – ormai – si sta combattendo nel World Wide Web.

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Ludovica Cassano