Il triangolo drammatico di Karpman
I tre vortici del triangolo drammatico di Karpman fanno riferimento a dinamiche tipiche di conflitti familiari lavorativi e di coppia. Tali relazioni sono sempre nevrotiche. Questo modello si basa su uno schema di interazioni umane distruttive che si attiva quando due o più persone entrano in conflitto. Il triangolo drammatico di Karpman ha un’applicazione principalmente terapeutica, facilitando la consapevolezza e rafforzando la volontà di cambiare.
Cosa si intende per triangolo drammatico di Karpman?
Un triangolo rovesciato di cui si trovano i tre principali ruoli ricoperti da ognuno di noi, ovvero quello di vittima, persecutore e salvatore. In questo articolo scoprirai quali sono i comportamenti e le motivazioni che spingono a esercitare i tre ruoli.
Come si costruisce il triangolo?
Abram Maslow, uno dei padri della psicologia umanistica, ritiene che il 98% delle persone è vittima di disturbi nevrotici compensati. I tre ruoli secondo Karpman, l’ideatore di questo approccio terapeutico, rispettano una sorte di schema dove ognuno mette in atto il proprio copione familiare. I tre ruoli sono: vittima (schema povero me), persecutore (schema è tutta colpa tua) e salvatore (schema ti aiuto io). Questi tre ruoli si possono interscambiare tra di loro, costringendo il proprio interlocutore a fare altrettanto. Cerchiamo di vedere ogni ruolo nel dettaglio.
Ruolo della vittima
La vittima finge sempre di essere debole, poiché fondamentalmente rifiuta la responsabilità, in altre parole individua un capro espiatore per incolpare i propri errori. La vittima non è una vittima reale ma tende a vedersi e a comportarsi come tale, esprime dolore e debolezza; ma in realtà nasconde tanta forza. Per esempio, finge di adattarsi a una situazione, ritenendo di non poterla cambiare o tende a lamentarsi senza mai chiedere direttamente. Pretende dagli altri e si stupisce o si offende quando questi non comprendono i suoi bisogni o i suoi desideri inespressi. Tende infine a interpretare gli avvenimenti come ingiustizia nei suoi confronti.
In che modo la vittima riesce a fare quello vuole?
Instillando il senso di colpa nel persecutore, perché ha deciso che è lui l’origine della sua sofferenza, fa sì che il salvatore si attivi nel tentativo di aiutarla. La vittima va alla ricerca inconsapevole di un persecutore con cui alla fine colluderà sentendosi rifiutata o sminuita. La vittima sfrutta questa sua condizione di “povertà” per ottenere il massimo dell’attenzione, del riconoscimento e dell’aiuto degli altri. Da questa posizione di grande disagio psicologico si può passare al ruolo di persecutore, attaccando e accusando persone e avvenimenti. Il ruolo della vittima sembra quindi soddisfare un bisogno di dipendenza, oltre ad evitare responsabilità.
Il ruolo di persecutore nel triangolo drammatico di Karpman
Essendo controllante, critico, oppressivo e giudicante il persecutore si sente superiore e “bullizza” la vittima, spesso questo ruolo è ricoperto da un narcisista. Per qualche ragione sente un giusto motivo e un diretto acquisto a punire gli altri, a mascherare i punti deboli e sottolinearne un po’ sadicamente la fragilità. Il persecutore finge sempre di essere forte e copre con l’aggressività la propria debolezza e paura.
Il salvatore
Il salvatore è colui che tende ad aiutare la vittima, si mette in buona luce sentendosi superiore. Chi agisce da salvatore appare protettivo e generoso, ma al contempo svaluta la capacità dell’altro di farcela da “solo”. Il ruolo del salvatore nasconde la paura di essere abbandonato e di non essere riconosciuto nei propri bisogni. Per questo motivo cerca di ottenere per l’altro ciò che dovrebbe ottenere per se stesso. Il salvatore vive dunque un cattivo rapporto con se stesso e cerca sempre di riscattare il senso di colpa o l’immagine negativa che ha di se con azioni meritevoli. Il salvatore è quindi vittima di un paradosso: aiuta per ricevere aiuto. Di fatti vive il mancato riconoscimento e l’ingratitudine della vittima come un fallimento personale, generando sensi di colpa e in molti casi depressione reattiva. È in questi casi che il triangolo drammatico cambia, il salvatore si trasforma in vittima.
Cosa comporta il triangolo drammatico?
Provoca confusione e sensazione di perdere il controllo. Dal triangolo si può uscire divenendo consapevole di questi ruoli, schemi o copioni e quali posizione all’interno del triangolo si sta assumendo.
Articolo della psicologa Roberta Madonna