Sui binari della sostenibilità. Binomio territorio-impresa alle porte del futuro
La filosofia delle imprese sostenibili in Italia
Dall’ambiente e dalla sua cura, prende piede una brand new generation di imprenditori che costruisce la propria idea di progresso, e il proprio successo, sull’equilibrio con il contesto naturale. Un modo altro, più complesso e responsabile, di intendere i ricavi e i costi di un risultato economico.
La challenge consiste nella ridefinizione della relazione tra il vivere umano e gli habitat con i quali esso interagisce (a corta e lunga distanza). Si scommette sul riciclo, sull’abbattimento degli sprechi e sulla responsabilizzazione del singolo individuo.
Quali sono le eccellenze italiane?
In prima linea l’Italia dei grandi nomi, che si avvicendano nelle top list nazionali e internazionali delle aziende più vicine ai canoni dell’Agenda 2030 – come Enel S.p.a., tra le prime dieci del 2020 nella classifica della Corporate Knights –, ma esiste un ancor più folto carnet di PMI e startup meno note, non esente da riconoscimenti di prestigio.
È il caso di AWorld S.r.l.: la giovane società, con sede a Torino e New York, che ha sviluppato l’app (omonima), di contenuti educativi, scelta dall’Onu a supporto di ActNow – campagna mondiale di sensibilizzazione sulle problematiche del cambiamento climatico.
Sotto i riflettori anche le iniziative impegnate nel riciclo degli scarti di produzione. A questa categoria appartiene Orange Fiber S.r.l., azienda dal cuore siciliano – tra le Best Innovation agli MF Supply Chain Awards 2020 – che firma tessuti per la moda di lusso fatti di sottoprodotti agrumicoli.
Dal settore agricolo, da sempre nel gruppo di testa per la corsa verso l’impatto zero, emergono probabilmente gli approcci più tecnologici. La Agricolt Brandoni Snc – impresa marchigiana a conduzione familiare – è tra le vincitrici del premio nazionale per l’innovazione di Confagricoltura 2020 e garantisce alti standard di sostenibilità, grazie agli investimenti sulle rinnovabili e sugli strumenti di analisi e gestione aziendale.
E sono ancora tante, lungo lo Stivale, le associazioni che condividono la green mission della Csr – Corporate social responsability. Euromobility (di Roma) è dal 2011 national focal point per l’Italia in Epomm – European platform on mobility management; al fianco delle istituzioni e della Pa, per sostenere e incoraggiare l’adozione di soluzioni per la mobilità eco-compatibile.
Anche se, in base ai recenti report ufficiali, l’asticella alzata dalla Comunità europea sembra ancora lontana dall’essere superata, è chiaramente in atto un’epocale trasformazione rispetto alla prassi consumistica perdurata fino alla fine del ‘900.
L’Onu, l’Europa e la svolta green
Molta strada è stata fatta da quel 25 settembre 2015, quando i 193 Paesi membri dell’Onu – Organizzazione delle nazioni unite – sottoscrivendo l’Agenda 2030 (un programma d’azione internazionale e ad ampio spettro, che mira allo sviluppo di un modello di vita sostenibile a livello ambientale, economico e sociale) inaugurano, di fatto, una nuova stagione di programmazione su scala globale, con al centro i temi della transizione ecologica e digitale.
Quelle idee, in Italia, trovano la loro messa a terra più significativa nell’ultimo PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Governo il 29 aprile e, da maggio, nelle mani della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Contando su una cifra che sfiora i 60 miliardi di euro, la cosiddetta “Rivoluzione verde” conquista quindi il legittimo riconoscimento istituzionale e finanziario, individuando nella tutela del territorio la condizione imprescindibile per il fare impresa e per la pratica lavorativa.
Si punta ad una «progressiva e completa decarbonizzazione del sistema (“Net-Zero”) e a rafforzare l’adozione di soluzioni di economia circolare, per proteggere la natura e le biodiversità e garantire un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente».
Green economy, agricoltura sostenibile, energia pulita e salvaguardia delle risorse terrestri entrano, così, a 360° nella realtà produttiva del Paese. E se l’obiettivo primario viene definito transizione ecologica, è chiaro che la parola d’ordine può solo essere innovazione: si apre un nuovo, sfidante ventaglio di possibilità per tutti gli stakeholder, dai quali si attendono soluzioni sempre più virtuose.