In Romania la democrazia sembra aver subito uno stop

In Romania la democrazia sembra aver subito uno stop

La Romania ritornerà alle urne nella prossima primavera a causa di una sentenza senza precedenti della Corte costituzionale

Le votazioni del 1° dicembre hanno sancito la vittoria di Călin Georgescu, una personalità politica alquanto controversa e con visioni sovraniste, ma la presenza di “probabili ingerenze russe” ne hanno decretato l’annullamento

Il mese di dicembre si è aperto all’insegna della scelta e, in questa occasione, sono andate al voto le donne e gli uomini della Romania. Le elezioni si sono svolte senza intoppi ma, il 6 dicembre, una decisione mai avvenuta prima ne ha stravolto il verdetto.

È tutto da rifare; questo è stato deciso dalla Corte costituzionale rumena che ha annullato il risultato elettorale e che aveva decretato la vittoria del nazionalista Călin Georgescu e del suo partito. Grande sconfitto, invece, è risultato il leader storico Ciolacu che, perciò, ha deciso di dimettersi a seguito del 19,15% di voti raggiunti.

La Romania era andata a votare il 1° dicembre con un risultato che aveva visto vincere, con il 23% delle preferenze, il candidato dichiaratamente antisistema e filorusso Călin Georgescu. Questi avrebbe dovuto scontrarsi al ballottaggio con la sfidante liberale, leader del partito di opposizione, Elena Lasconi. A questo punto, l’ingranaggio (già partito) si è arrestato a seguito della decisione della Corte costituzionale (composta da 9 giudici) di ritenere nullo il risultato elettorale. L’organo istituzionale rumeno ha motivato la propria decisione appellandosi alla legge 246 della Costituzione (che prevede di “garantire il rispetto delle procedure per l’elezione del presidente in Romania). Giustificando la propria decisione di intervenire ed annullare il risultato elettorale per possibili intromissioni straniere.

Cosa è accaduto, nello specifico? Tutto è partito dopo l’intervento del Consiglio Superiore di Difesa che – desecretando i documenti legati alla persona di Georgescu – ha scoperto una possibile penetrazione di un “attore statale” nelle elezioni, identificato con la Russia di Putin. A questo punto l’organo istituzionale ha deciso di non considerare i risultati ottenuti e di indire nuove elezioni sulle quali ha richiesto esplicitamente un maggiore controllo.

Come si erano espressi i rumeni? I risultati ottenuti hanno palesato un netto avanzamento del leader Georgescu che non ha mancato di creare qualche sussulto nell’ambiente politico rumeno; con il   22,94% di consensi, si è affermato come l’uomo da battere, spinto anche dall’acceleratore dei social media. Nello specifico, Călin Georgescu ha scelto di puntare su Tik Tok e questa strategia sembra averlo premiato; nonostante le posizioni filorusse ed anti-Nato che lo stesso ha più volte esternato durante i suoi video.

In appoggio politico a Georgescu si schierano sia il partito SOS Romania (di forte estrazione destrorsa e dalle idee naziste) e sia il partito anti-sistemico Unità dei Rumeni (AUR) che ha prodotto idee abbastanza estremiste di destra. Entrambi questi partiti puntano molto sull’affermazione di ideali tanto cari alle destre quali valori cristiani, un nazionalismo revisionista sui movimenti nazifascisti romeni del Novecento, proposte economiche populiste, e maggiore autosufficienza (se non l’autarchia) della Romania dal punto di vista della sicurezza energetica e alimentare.

Georgescu va detto che non è nuovo alle critiche poiché, in passato, aveva definito «eroi nazionali» Corneliu Zelea Codreanu e Ion Antonescu: il primo fu un politico nazionalista ed antisemita (che fondò la Guardia di Ferro, un movimento nazifascista) mentre il secondo fu il primo ministro della Romania durante la Seconda guerra mondiale (considerato responsabile dell’uccisione di centinaia di migliaia di persone ebree e rom durante l’Olocausto), fucilato dal governo romeno come criminale di guerra nel 1946.

Nonostante ciò, anche la leader dell’opposizione – Elena Lasconi – ha criticato la scelta della Corte costituzionale di intervenire in modo talmente drastico poiché avrebbe preferito andare al ballottaggio. La stessa Lasconi (a capo del partito USR – Unione Salvate la Romania) si trova a far parte della Coalizione Romania Europea che si è formata proprio con lo scopo di arginare l’avanzata dei partiti sovranisti a Bucarest. Il blocco alle destre che cercherà di ribaltare le ultime votazioni è così composto: Partito Social Democratico (PSD) e primo partito nel paese, Partito nazionale Liberale (PNL), Unione Salvate la Romania (USR, progressisti), Unione Democratica dei Magiari della Romania (UDMR) e rappresentanti delle minoranze; tutti questi partiti hanno virato verso un’ampia coalizione per formare un esecutivo pro-europeista.

Si tornerà alle urne in primavera e fino ad allora si spera che le frange estremiste e sovraniste non mettano a “ferro e fuoco” il Paese spinte anche da un Georgescu che inneggia al colpo di stato.

La Romania può solo aspettare che vengano fissate le prossime elezioni e sperare che l’iter si svolgerà in modo giusto e pulito. Il popolo rumeno merita di avere un Governo stabile e democraticamente eletto se non fosse altro per il proprio passato rivoluzionario. Il popolo rumeno, infatti, fu uno dei pochi ad armarsi e lottare (in una rivoluzione sanguinaria) per l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

Un popolo – quello della Romania – che conosce molto bene il valore della democrazia.

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Ludovica Cassano