La parità di genere è davvero una priorità nel PNRR?

La parità di genere è davvero una priorità nel PNRR?

La parità di genere come priorità e missione del PNRR

Dopo un dibattito serrato tra i diversi esponenti politici, in modo particolare è stato Renzi ad esprimere le critiche più pesanti, nel CDM del 12 gennaio è stato approvato il Piano nazionale ripartenza e resilienza (PNRR) ovvero il Next Generation Italia. Gli oltre 220 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa saranno utilizzati, ad esempio, per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e per le “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, inoltre, non mancano interventi a sostegno della parità di genere e pari opportunità.

Tale tematica è citata sia tra le tre priorità trasversali del piano, sia tra le sei missioni. Nello specifico, le priorità sono: “Parità di genere”, “Giovani” e “Sud e riequilibrio territoriale”. Ogni missione deve illustrare riforme e interventi finalizzati al conseguimento di queste priorità. Ciò significa che non sono stati pensati singoli provvedimenti a favore delle donne, dei giovani e del Sud, ma che tutte le missioni devono mirare all’empowerment femminile, all’occupazione giovanile e allo sviluppo del Meridione.

La partecipazione delle donne allo sviluppo del Paese

Così strutturato, il Piano riconosce come importante la tematica della parità di genere, e si differenzia in modo sostanziale dalla bozza precedente, che stanziava 4,2 miliardi di euro per la componente parità di genere posta all’ interno di una missione che prevedeva anche la coesione sociale e territoriale. Il Next generation Italia intuisce che per realizzare la crescita del Paese è indispensabile eliminare le disuguaglianze di genere, poiché queste ostacolano il prezioso contributo che le donne possono portare allo sviluppo economico e sociale. Di conseguenza, il PNRR mira ad innalzare l’occupazione femminile attraverso politiche di potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, insieme a misure a favore dell’imprenditoria femminile.

La parità di genere come priorità mancata

Nonostante questi intenti, nelle varie missioni la parità di genere ha certamente peso ma non si percepisce come priorità. Tralasciando la missione “Inclusione e coesione”, dedicata in modo particolare alla parità di genere, nelle altre missioni sono esigui gli interventi volti alla lotta alle disuguaglianze. La trasversalità della priorità “Parità di genere” non è raggiunta appieno. Manca nella missione “Salute”, mentre in “Istruzione e ricerca” si fa riferimento solo agli asili nido. Nelle altre missioni, ovvero “Digitalizzazione innovazione competitività e cultura” e “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, invece, si trovano provvedimenti sulla parità di genere, ma in maniera limitata.

Nel dettaglio, per quanto riguarda la prima, attuando la digitalizzazione della PA, si potenzia lo smart working che consente una migliore conciliazione tra vita professionale e familiare. Il PNRR mette in correlazione i miglioramenti ambientali e il lavoro femminile, dedicando ampie risorse all’inclusione di genere, inoltre, la crescita occupazionale generata dalla rivoluzione verde riguarderà anche i settori in cui l’impiego femminile è relativamente alto.

Sostegno all’imprenditoria femminile

La missione 5 “Inclusione e coesione”, come anticipato, propone interventi riservati alle donne. Uno di questi è il sostegno all’imprenditoria femminile per il quale è stato stanziato 0,40 miliardi di euro. Il progetto vuole migliorare gli strumenti di aiuto all’avvio e alla realizzazione di progetti aziendali per le imprese a conduzione femminile o prevalente partecipazione femminile già operanti. Un provvedimento pensato anche per favorire le donne vittime di violenza nel loro percorso verso l’autonomia economica. Dopo le case rifugio e la messa in sicurezza, bisogna avviare un reale reinserimento socio-lavorativo delle donne. Molto spesso non sono del tutto autonome economicamente, per cui un sostegno all’imprenditoria femminile può rappresentare un valido aiuto. Altro intervento che vale 4,47 miliardi di euro riguarda una fiscalità di vantaggio per il lavoro al sud e nuove assunzioni di giovani e donne.

Altri interventi della missione 5

Oltre al contrasto alle discriminazioni di genere, la missione 5 propone “Politiche del lavoro”, a cui andranno 12,62 miliardi di euro da utilizzare, per esempio, per il miglioramento del servizio civile universale e per il potenziamento dell’apprendistato duale. Altri 10,83 miliardi serviranno per le “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, in questo caso si aiuteranno coloro che sono in situazioni di fragilità economica e sociale, realizzando, tra gli altri, interventi di housing sociale. Infine, ulteriori 4,18 miliardi di euro saranno destinati per “Interventi speciali di coesione territoriale”, ossia progetti di valorizzazione economica e sociale del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie ed anche interventi per la sostenibilità delle aree colpite dai terremoti.

Una priorità debole

Il Next Generation Italia cerca di favorire il lavoro femminile, ma non espone un programma preciso con riforme mirate per risolvere il problema delle disuguaglianze di genere. Trovare la parità di genere fra le priorità del piano è sintomo che si vuole dare un incentivo all’emancipazione economica a sociale della donna, ma questa volontà non si traduce in modo efficace nei progetti proposti. La lotta alle discriminazioni di genere aleggia all’interno del PNRR, tuttavia manca quell’impulso e quella forza che contraddistingue una priorità.

Condividi:

Alessia Pina Alimonti