La rete globale delle comunità energetiche
Produrre e condividere energia pulita è possibile
L’unione fa la forza: in alcune località tedesche l’aggregazione tra comuni genera delle reti di energia prodotta dalle fonti rinnovabili in grado di ridurre i livelli di anidride carbonica (C0₂) e il tasso di disoccupazione
Non “ambientalismo da salotto”, ma riconversione concreta verso la green economy. Ciò è possibile come dimostrano i casi delle “comunità energetiche” a Neuerkirch e Külz in Germania.
Con l’intento di dimezzare il consumo energetico, trecento abitanti del circondario Reno-Hunsrück hanno realizzato un piano ambientale. A concretizzarlo, un manager per la difesa del clima. Come spiega alle telecamere di Report il sindaco di Neuerkirch, da soli non ce l’avrebbero fatta come d’altronde anche Külz, aveva una rete di teleriscaldamento che collegava dodici case ma non era sufficiente per restare in piedi. Le due aree, associandosi, l’hanno invece allargata, realizzando un impianto solare termico e una conduttura di sette chilometri per collegare le due zone. Adesso sono centocinquanta le case riscaldate.
L’ISPRA stima che il lockdown ha permesso di ridurre del 5,5% il gas serra nell’atmosfera. Nei due comuni tedeschi grazie a questo sistema si è passati da 1200 a 80 tonnellate di anidride carbonica (CO₂) l’anno.
Le risorse per finanziare la rete sono ricavate dalle entrate degli impianti eolici, che permettono di riconoscere un contributo di 4.000 euro ad ogni cittadino che si allaccia alla rete. Inoltre, il carsharing finanziato con auto elettriche, dichiara Marlon Bröhr presidente del circondario, ha un costo annuo di 60.000 euro, ma è gratis per i cittadini.
Nel circondario di Reno-Hunsrück avevano due problemi: diminuiva la popolazione, ma non il debito pubblico. Oggi è diminuito il tasso di disoccupazione e sono stati annullati i debiti. La rotta è cambiata quando hanno deciso di abbandonare l’importazione di elettricità dalle centrali nucleari e a carbone, per ricavarla da 270 impianti eolici, 4.500 fotovoltaici e 17 a biomassa. Le campagne di queste zone, oltre ai generi alimentari, producono energia e con quella in surplus riescono a rifornire anche altre città come Coblenza e Magonza.
Nella città tedesca di Wolfhagen, anziché rinnovare le concessioni per le reti elettriche, hanno deciso diversamente. La rete elettrica fu rilevata dal Comune e i suoi abitanti ne entrarono nella gestione, costituendo la cooperativa “Cittadini per l’energia” e acquisendo il 25% della municipalizzata. È questo l’esperimento di democrazia elettrica che spinge dal basso il ricorso alle fonti rinnovabili. Ogni socio può accedere al consiglio di sorveglianza e decidere, insieme agli altri, la dirigenza. Ciascuno possiede un voto indipendentemente dal denaro investito. Non si tratta di speculazione, sottolinea il sindaco Reinhard Schaake, ma un modo per partecipare al successo economico della città. Si può decidere, per esempio, di non far smantellare una ex caserma, ma di coprirla di pannelli fotovoltaici per trasformarla in una scuola dove sperimentare anche nuove tecniche di efficienza energetica.
Con le rinnovabili, a Wolfhagen si producono circa 55.000 megawatt/ora di energia elettrica pulita e ne consumano meno di 50.000. In questo modo si cambia sistema di produzione energetica perché l’energia che avanza si può cedere ad un vicino che ne ha necessità. Città e nazione dopo nazione si potrebbe costruire di conseguenza una rete globale di energia rinnovabile la quale sfrutterebbe anche la differenza di fuso orario. Se l’energia eolica fosse in eccesso, dopo aver servito tutta la parte del mondo in cui è notte, con le linee a corrente continua si utilizzerebbe dove è giorno.
La regione Lombardia ha emesso un bando, a cui hanno risposto positivamente 3.000 famiglie, per incentivare l’acquisto di batterie (accumulatori di energia). Le batterie sono collegate ai fotovoltaici e l’insieme di questi impianti di dimensione modesta costituisce una centrale elettrica. Tali fonti di energia rinnovabile si mettono in rete e si ottiene una centrale virtuale che l’operatore può manovrare. Enel X, società che fornisce prodotti e servizi innovativi al servizio della trasformazione energetica in un’ottica di sviluppo sostenibile, per esempio, aggrega gli impianti della Lombardia est. La tecnologia permette dunque di dialogare e controllare il singolo impianto. Se nessuno la consuma, le batterie si caricano e, quando la rete ne ha bisogno, ognuna di queste cede l’energia che può dare.
Tuttavia, per il successo di progetti di questo tipo, specialmente a livello nazionale, occorre un massiccio coinvolgimento della popolazione. Affinché questo modello di riconversione energetica sia a regime, occorre quindi aggregarsi alle tremila famiglie lombarde poiché da sole non basterebbero a realizzare la transazione verso una green economy.
Cosa aspettiamo a farlo?