“Lando Buzzanca: amore mio” fa luce sugli abusi nelle amministrazioni di sostegno
Una biografia scritta dalla compagna Francesca Della Valle racconta anche gli ultimi mesi di vita di Lando Buzzanca, celebre attore italiano recentemente scomparso, mettendo in luce aspetti controversi della sua amministrazione di sostegno e aprendo una riflessione sull’opportunità di riformare la l. n. 6 del 2004
Francesca Della Valle è una giornalista e autrice di successo che vanta un curriculum vastissimo con collaborazioni con maestri del giornalismo come Valentino Parlato e registi come Beppe Ferrara e Mario Monicelli nella stesura di progetti sulla legalità. Nel 2009 ha conseguito il Premio Sole D’Oro del Comune di Salerno per la sua attività artistica ed imprenditoriale e il Premio come Attrice e Produttrice al Valva Film Festival. Sino al 2016 ha lavorato all’estero con la propria trasmissione di cultura e riflessione, Cultpurnia, conseguendo premi come giornalista anche nel mondo arabo e nell’estremo oriente. E’ stata la compagna del celebre attore, noto in tutto il mondo, Lando Buzzanca e proprio l’amore per l’artista è ciò che l’ha spinta a ritornare in Italia dal 2016 sino alla sua recente scomparsa. Le drammatiche vicende legate alla degenza e alla morte del Maestro del cinema degli anni ’70 l’hanno portata a fondare l’associazione “Labirinto 14 Luglio” a tutela dei diritti delle persone fragili e a pubblicare una biografia del compagno – Lando Buzzanca: amore mio – per i tipi della Protos Edizioni.
M.G.: Gentile Francesca Della Valle il suo libro è una biografia su Lando Buzzanca e insieme una autobiografia che denuncia una vicenda complessa sulla gestione di una persona fragile beneficiaria dell’amministrazione di sostegno. Secondo lei quali sono i rischi oggi sconosciuti di questo istituto?
F.D.V.: Tutti pensiamo che l’amministrazione di sostegno sia la figura che l’ordinamento pone a tutela di un soggetto in un momento particolarmente difficile della sua vita. In realtà, la legge ha un vizio di fondo perché ha margini di discrezionalità eccessivamente ampi e ciò espone gli amministrati al rischio concreto di subire abusi derivanti da un utilizzo improprio e talvolta strumentale dell’istituto. L’ampiezza dei poteri che l’ADS (Amministratore di sostegno) ha il diritto di esercitare al posto del beneficiario, infatti, sono così estesi, intensi e penetranti che, in assenza di una effettiva vigilanza del Giudice Tutelare, la figura si trasforma in quella del “carceriere” dell’amministrato. Lando Buzzanca è stato beneficiario e ciò gli ha impedito di contrarre matrimonio con me contro la sua volontà chiaramente manifestata nelle pubblicazioni matrimoniali, poi lo ha costretto ad intraprendere un percorso di cura, a mio avviso, inadeguato lontano dalla sua casa, dal suo medico di fiducia e dalla persona con la quale aveva una relazione. Questa esperienza mi ha fatto capire che la discrezionalità concessa dalla legge è tale da poter annullare l’autodeterminazione di un individuo, e ciò la pone in contrasto con la Costituzione e con legge stessa, la quale suppone un confronto continuo tra amministratore e amministrato sulle decisioni da assumere. Questo è ciò che è accaduto a Lando Buzzanca: il decreto della sua amministrazione di sostegno si è trasformato in una sorta di condanna senza reato perché dal momento del suo ricovero e poi, dalla reclusione in RSA per undici mesi e sino alla sua morte, non si è tenuto minimamente conto della sua volontà.
M.G.: In presenza di conflitto endofamiliare il giudice tutelare sceglie un professionista esterno perché ritenuto imparziale rispetto agli interessi del beneficiario. Lei ritiene che questa imparzialità sia garantita?
F.D.V.: Occorre precisare che in questa vicenda il conflitto riguardava Lando Buzzanca e i suoi figli, in ragione di vecchi dissapori. Il mio ingresso nella sua vita nel contesto della nostra relazione ha coinciso con il tentativo da parte mia di riequilibrare i rapporti familiari. Per questa ragione non posso parlare di imparzialità nei miei confronti in riferimento all’amministrazione di Lando Buzzanca. Il mio libro Lando Buzzanca: amore mio, racconta una vicenda personale nella quale l’ADS non ha tenuto minimamente conto della volontà dell’amministrato.
Un diritto ai sentimenti
M.G.: In una società complessa e burocratizzata sarà sempre più difficile per una persona fragile coltivare il legame affettivo con la persona che vuole prendersi cura di lei?
F.D.V.: Sì, e la legge sull’amministrazione di sostegno è l’esempio di un uso distorto delle leggi rispetto ai fini che si vorrebbero perseguire. All’amministrato, infatti, non viene garantita la “cura della persona” ma piuttosto la sostituzione della sua volontà con quella di un amministratore che non lo conosce affatto e che ha margini di intervento virtualmente infiniti. Questo si traduce in un annientamento e una sopraffazione della personalità e dei diritti individuali, specialmente quando la persona risulta in salute. Nel mio caso questa legge ha avuto il tragico effetto di separare Lando Buzzanca dalla mia vita. Chi avrebbe potuto prendersi cura di lui meglio della sua compagna? Lando non poteva essere visitato se non dietro autorizzazione dell’ADS. Anche il suo collega e amico di una vita, Vincenzo Raso, è riuscito a vederlo solo una volta durante la degenza e soltanto dopo molte insistenze. In seguito alla vicenda che ho vissuto è nata l’associazione “Labirinto 14 Luglio” che raccoglie casi documentati di abusi con un team giuridico guidato dall’avvocato Giuseppe Reale e si batte per l’abrogazione della l. n. 6 del 2004 e la sostituzione con una nuova normativa. Viviamo un’epoca in cui intere generazioni di cittadini subiscono un’irragionevole compressione dei propri diritti individuali soprattutto in riferimento alla propria capacità di autodeterminazione nella sfera affettiva, assistenziale e patrimoniale. Sono convinta che la mia battaglia sia solo la “punta dell’iceberg” rispetto a un problema che sta emergendo in tutta la sua importanza. Come non ricordare il caso di Gina Lollobrigida amministrata per anni e disperata per questo, o il recente caso di Gianni Vattimo? Come ognuno vede, si tratta di persone in perfetta salute che hanno subito o che stanno subendo questo tipo di abuso.