L’Europa dice basta al lavoro irregolare
Adesione del nostro Paese al contest #EU4FairWork
L’Istituto Nazionale del Lavoro registra un alto numero di lavoratori irregolari, specialmente extracomunitari
#EU4FairWork, si chiama così la prima campagna per la promozione del lavoro regolare a scapito di quello sommerso, che coinvolge imprese e dipendenti, promossa dalla Commissione Europea, con la partecipazione dell’Autorità Europea del lavoro, agenzia istituita dal Consiglio e Parlamento Europeo nel 2019, cui obiettivo è sottolineare i benefici del lavoro regolare.
Sensibilizzare i lavoratori sull’impatto negativo del lavoro sommerso, informare le impresesui loro diritti e obblighi circa i lavoratori assunti regolarmente ed educare i politici ad aumentare gli sforzi per combattere il lavoro sommerso, sono gli obiettivi su cui verte #EU4FairWork, graziealla cooperazione di tutti i membri della piattaforma affinché il progetto venga implementato e reso pubblico il più possibile. Articolata su due fasi, la campagna combina uno sviluppo sui social e la partecipazione alla Settimana d’azione, inizialmente prevista a marzo 2020 e successivamente posticipata, data l’emergenza Covid-19, dal 21 al 25 settembre 2020, in occasione della quale verranno proposte attività per promuovere il progettosposato dagli stati membri dell’Unione Europea. Le iniziative includono campagne di comunicazione online, cooperazioni, ispezioni bilaterali e altre attività a carattere nazionale, regionale e locale.
L’Italia aderisce alla campagna #EU4FairWork attraverso un ventaglio di attività di informazione volto a sensibilizzare l’opinione pubblica verso l’adozione del lavoro regolare al fine di sottolinearne i benefici e diritti sia per i dipendenti, sia per le imprese. Non a caso la declinazione del claim “Lavoro regolare, un valore per te, un valore per tutti” rende evidente l’obiettivo da raggiungere, di utilità sociale, al contrario di quello irregolare il quale penalizza la collettività ed espone i lavoratori e le imprese a rischi, costituendo un pericolo per la finanza pubblica e danneggiando la previdenza e la sicurezza sul luogo di lavoro. Pro e contro del lavoro regolare sono sottolineati nella campagna social sul profilo del Ministero del Lavoro, in spot tv e nell’evento nazionale organizzato nei prossimi mesi da Dicastero. “L’Istituto Nazionale del Lavoro darà il suo contributo alla campagna attraverso l’organizzazione di seminari tematici a livello locale, destinati a lavoratori e datori di lavoro dei settori maggiormente colpiti da fenomeni di irregolarità e a sensibilizzare l’opinione pubblica sui benefici del lavoro regolare e sicuro” è quanto dichiarato dalla Direzione dell’ente che sottolinea il bisogno di promuovere la regolarità delle professioni per tutelare i diritti dei lavoratori, compito principale dell’I.N.L. Inoltre mira ad assicurare una leale concorrenza tra le imprese che vengono compresse dal ricorso al lavoro sommerso o all’uso distorto delle diverse fattispecie di contratti. “Il conseguimento di tali finalità avviene non soltanto attraverso la puntuale repressione degli illeciti riscontrati ma anche con la prevenzione degli stessi grazie alla promozione di una più diffusa e radicata cultura della legalità” sostiene la direzione dell’ente, motivo per cui spiccata è la partecipazione alla campagna. Una situazione, quella dell’irregolarità in Italia, ancora presente e attuale considerando che, secondo il rapporto annuale della vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale relativo al 2019, sono stati rilevati 32.367 lavoratori in nero di cui 1.145 extracomunitari e privi di permesso di soggiorno. Il fenomeno, maggiormente riscontrato in Campania, Puglia, Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna, registra nell’ultimo triennio un concentrato di tassi di irregolarità nel settore edile, di ristorazione, commercio, attività manifatturiere, trasporto e agricoltura mentre, per quanto concerne l’impiego di lavoratori irregolari, i settori maggiormente esposti sono quello della Sanità e assistenza sociale, del Trasporto e Magazzinaggio, delle attività di Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, dell’Istruzione, delle Attività artistiche, sportive di intrattenimento e divertimento e del Manifatturiero.Numeri ancora molto alti che non lasciano presagire un ritorno alla totale regolarità professionale, oggi più che mai necessaria, specialmente a seguito della crisi conseguente al Covid-19, che ha assicurato forme di assistenzialismo economico ai lavoratori assunti regolarmente. Secondo i questionari raccolti dall’I.N.L. a imprese e lavoratori “tra le cause principali del ricorso al lavoro irregolare addotte dal mondo datoriale vi è l’elevato costo del lavoro e la molteplicità degli adempimenti da porre in essere, mentre i lavoratori e i loro rappresentanti hanno prevalentemente fatto riferimento alla mancanza di valide alternative e al timore di perdere l’occasione di lavoro, ancorché irregolare. Entrambe le categorie, peraltro, hanno fatto riferimento all’importanza di una diffusa e chiara informazione sulla normativa lavoristica in continua evoluzione come strumento utile a contrastare le irregolarità nel mondo del lavoro”. Situazione che la Direzione dell’Ispettorato del Lavoro cerca di contrastare con le oltre 1.000 iniziative promosse nell’ultimo triennio e che, in un’ottica più ampia, l’Italia e l’Unione Europea stanno affrontando coinvolgendo più stati al fine di combattere il lavoro sommerso con la campagna #Eu4FairWork.
Una svolta ampia, sul piano nazionale ed europeo, per contrastare il lavoro sommerso, assai diffuso in Europa, che coinvolge cittadini di nazionalità italiana e straniera, alienandoli dal ruolo di lavoratore con diritti e caricandoli di doveri in quanto non tutelati dai loro datori di lavoro. Una punizione per gli evasori di tasse ma, allo stesso tempo, un’occasione per dare voce a una condizione silenziosa. Il COVID-19 ha, sì messo in ginocchio il mondo intero in più ambiti della società ma, nel caso dell’Unione Europea, ha unito gli Stati nel perseguire gli stessi obiettivi a favore dei cittadini. Compito che una nazione mette al primo posto.