Lockdown e violenza domestica.

Lockdown e violenza domestica.

L’emergenza nell’emergenza.

Se in un primo momento le richieste di aiuto e sostegno ai centri antiviolenza sono calate, dalle prime settimane di marzo i numeri si triplicano e destano preoccupazioni.

 

Nella costrizione della quarantena, la probabilità dell’aggravarsi di situazioni in cui la violenza domestica è consolidata o ne sono percepite alcune avvisaglie, ha preoccupato sia i centri antiviolenza, costretti ad una revisione della propria attività per garantire assistenza, protezione e alloggi d’emergenza durante il lockdown, sia le istituzioni che si occupano di pari opportunità sul territorio nazionale.

Nel primissimo periodo di lockdown, come conferma il procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella (ndr), abbiamo assistito ad un calo delle denunce per maltrattamenti, poiché le convivenze forzate con compagni, mariti e figli, hanno impedito alle donne di chiedere aiuto in sicurezza, telefonando o recandosi personalmente dalle forze dell’ordine. Dai dati del Telefono Rosa emerge che, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono diminuite di oltre il 55,1% le telefonte.

Ma agli inizi di marzo è avvenuto un cambiamento importante. I dati qui riportati sono il risultato dei monitoraggi condotti dalla Rete D.i.Re, “Donne in Rete contro la violenza”, associazione italiana di centri antiviolenza non istituzionali e gestiti da associazioni di donne, che dal 2008 si occupa di violenza maschile sulle donne in ottica di differenza di genere. L’attività dei centri antiviolenza della Rete D.i. Re., come dimostrano i dati, rappresenta un punto di riferimento essenziale per le donne vittime di violenza su tutto il territorio nazionale. Durante il lockdown i centri della Rete non hanno mai interrotto la propria attività nonostante le evidenti difficoltà che il periodo ha presentato.

Secondo il report relativo al periodo che va dal 2 marzo al 5 aprile 2020, il numero delle richieste di aiuto e sostegno è triplicato rispetto allo stesso periodo del 2018. Il totale delle richieste ricevute dagli 82 centri antiviolenza della rete è salito a 2.983, di cui 836, pari al 28%, si sono rivelati contatti “nuovi”, ovvero quelli di donne che si sono avvalse del servizio per la prima volta. In crescita anche il numero delle richieste arrivate ai centri antiviolenza della rete D.i.Re tramite il numero d’emergenza 1522: circa il 3 per cento nel periodo 2 marzo-5 aprile 2020.

Pari opportunità - Silvia Altieri - Emergenza nell emergenza. Violenza domestica durante il lockdown

Dati preoccupanti, un’emergenza nell’emergenza. Ancora una volta infatti l’argomento della violenza domestica, in particolare la violenza di genere, non viene trattato dalle istituzioni con un piano organico in grado di offrire efficace e tempestiva assistenza alle donne, ma anche ai figli, spesso minori costretti in questo periodo di reclusione ad assistere impotenti a violenze di ogni tipo, se non vittime loro stessi di tali violenze.

Si è parlato molto delle fasce deboli della popolazione in questo momento drammatico per tutta l’Italia e per tutto il pianeta ma, come spesso accade, l’attenzione alla violenza di genere si evidenza quando le pagine della cronaca nera si riempiono di volti femminili di vite spezzate, quando “il danno è fatto” e si poteva evitare. Eppure la ripercussione della crisi Covid-19 sulla condizione femminile è una delle tematiche più serie di questo tragico periodo.

Con l’emergenza sanitaria si è reso necessario un cambiamento radicale e un ripensamento generale in ogni settore della società. Sarebbe bene prestare maggior attenzione alle classi sociali più deboli, non solo dal punto di vista economico, e rivalutare l’intero percorso di tutela delle donne vittime di violenza, a livello culturale e giuridico, anche insistendo ed eventualmente perfezionando percorsi già avviati, come quelli relativi al cosiddetto “codice rosso”, ovvero la legge n. 69/2019, e la procedura accelerata di intervento. Del resto le linee guida della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, in merito sono chiare ed esaustive: prevenzione, protezione e sostegno delle vittime, perseguimento dei colpevoli e politiche integrate.

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Silvia Altieri