Mamme lavoratrici durante il lockdown

Mamme lavoratrici durante il lockdown

Il dramma del lockdown ha messo in seria difficoltà moltissime categorie di lavoratori, ma le lavoratrici risultano più colpite degli uomini, soprattutto se madri.

In mancanza di servizi vi è il rischio che ci sia un’uscita dal mercato del lavoro di una parte consistente di donne lavoratrici.

 

Il mantenimento dei livelli occupazionali femminili rappresenta oggi, più che mai, una problematica tutt’altro che marginale. Il dramma del lockdown e la conseguente crisi del mondo del lavoro ha colpito duramente tutte le lavoratrici, ma in particolare quelle donne che, oltre ad essere delle lavoratrici, sono anche madri.  In mancanza di servizi di supporto per l’accudimento dei minori, come l’interruzione dell’attività scolastica tradizionale sostituita dalla DAD (Didattica a distanza), le donne hanno dovuto riorganizzare la propria quotidianità con non poche difficoltà per conciliare al meglio casa-lavoro.

Tuttavia le più provate da questa situazione sono le donne lavoratrici con almeno un figlio a carico con meno di 15 anni.

Le donne che lavorano in Italia sono circa 9,7 milioni, di cui 3,7 con figli fino ai 15 anni.

Circa il 55,5% risiede al Nord contro il 22,3% del centro e il 22,2% del Mezzogiorno.

La maggior parte è occupata nei servizi (83%), come commercio (14,4%), servizi sanitari e di

assistenza sociale (13,8%), istruzione (11,9%), attività professionali, scientifiche e tecniche (8,6%).

A causa di una penuria di servizi e anche, purtroppo, ad una scarsa cultura della parità di genere all’interno dei nuclei famigliari, vi è un diffusissimo ricorso al part time, che interessa quasi il 40% delle mamme lavoratrici. Una soluzione questa che, se da una parte consente di conciliare il lavoro con carichi famigliari impegnativi, limita però la donna, in moltissimi casi, nella sua piena realizzazione personale e professionale. Il 46,9% ha infatti due figli, il 10,2% ne ha tre o più, mentre il 42,9% ne ha solo uno. Inoltre, nel 10,5% dei casi, si tratta di mamme single, per le quali l’impegno nella cura dei figli risulta ancora più gravoso.

Pari opportunità - Silvia Altieri - Mamme lavoratrici durante il lockdown

Nel corso del lockdown una soluzione per molte lavoratrici è stata rappresentata dallo smartworking: sono circa il 51 % le mamme che hanno usufruito di tale possibilità mentre, per le altre, era indispensabile la presenza fisica sul posto di lavoro. Si tratta di figure professionali, come addette alle vendite, professioni a bassa qualificazione, artigiane e operaie, cioè la componente più fragile del mercato del lavoro.

In questa fase d’emergenza si è cercato di intervenire con dei supporti per consentire alle mamme lavoratrici di non interrompere le proprie attività professionali (come il bonus baby sitting), ma si tratta di strumenti difficilmente applicabili nel lungo periodo e che comporterebbero dei costi estremamente gravosi. Inoltre la difficoltà di usufruire di tali agevolazioni è evidente alla luce dei dati: una richiesta molto ampia di congedi straordinari (al 28 aprile risultavano erogate più 242mila prestazioni), ricorso in extremis per chi non aveva altre alternative, mentre le domande di bonus baby sitting sono state molto più contenute (quasi 94mila) probabilmente per via della difficoltà di individuare in tempi rapidissimi le figure professionali adatte alle proprie esigenze, alla verifica della disponibilità del personale e, naturalmente, ai limiti delle restrizioni sanitarie.

Oggi, più che mai il tema dei servizi, rappresenta un fattore oltremodo rilevante per la ripresa del lavoro femminile. Tema che, se trascurato, rischia di lasciare a casa molte donne lavoratrici le cui difficoltà sono relative non soltanto alla gestione ma anche e soprattutto a un gender gap che difficilmente verrà colmato senza un serio e solido intervento da parte delle istituzioni

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Silvia Altieri