Dalle stalle alle stelle? Sì, merito del territorio

Dalle stalle alle stelle? Sì, merito del territorio

Un paese dell’Alto Molise batte la crisi economica e demografica grazie alla valorizzazione delle specificità locali


È possibile ribaltare il destino di una comunità in procinto di scomparire? La risposta è sì e arriva da Castel del Giudice, un “piccolissimo comune” – secondo la classificazione italiana n.d.r. – della provincia di Isernia.

Da origini poco chiare, spesso confuse in un intreccio di realtà e fantasia, questo insediamento dell’Appennino Centrale ha saputo reinventarsi e rilanciarsi nel panorama nazionale e internazionale, facendo leva sulle peculiarità storiche e geografiche del proprio territorio. Punto di partenza, il recupero del vecchio borgo e dei terreni in stato di abbandono.

Export agroalimentare e turismo slow sono i cardini intorno ai quali ruota la nuova economia. Particolarmente note al pubblico, le sfide vinte dell’Azienda Agricola Melise e dell’albergo diffuso Borgo Tufi, ma non è tutto. Il Sindaco Lino Nicola Gentile – in carica quasi ininterrottamente dal 1999 – ha rilasciato un’intervista in cui racconta i dettagli di questo successo.

Quando è stato eletto per il suo primo mandato, si è trovato di fronte all’emergenza dello spopolamento. In situazioni di questo genere, la massima urgenza è quella di fortificare la base economica per garantire un’adeguata offerta occupazionale ai propri cittadini. Come ci siete riusciti?

Lo spopolamento si contrasta con la progettualità, questa è stata la nostra filosofia sin dall’inizio. Avevamo bisogno di generare lavoro, per i residenti effettivi e potenziali. Ci siamo guardati intorno studiando il territorio e abbiamo deciso di approfittare sia delle sue forze che delle sue debolezze, perché quelle erano un’opportunità di trasformazione. E poi, abbiamo creduto nel potere della coesione sociale, coinvolgendo la popolazione in tutte le iniziative di recupero del patrimonio, sia dal punto di vista emotivo che economico.

Qualche esempio?

Grazie ad una public company, abbiamo ristrutturato una scuola a rischio sismico e abbandonata da tempo: l’abbiamo convertita in una casa per anziani che è ancora perfettamente in funzione. Con lo stesso strumento, abbiamo salvato dei terreni che erano esposti al pericolo idrogeologico (destinandoli alla piantagione di meli) e, ancora, abbiamo rigenerato le vecchie stalle al centro del paese, da cui è nato Borgo Tufi. Abbiamo formato 30 aspiranti apicoltori dando vita all’Apiario di Comunità, oggi marchio commerciale del miele prodotto qui. Di pochi anni fa, l’avvio del birrificio agricolo Maltolento. Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’apporto dei giovani: sono pochi, ma hanno ricevuto una motivazione e hanno risposto. Sono il primario capitale umano di ogni attività.

Cosa significa per Castel del Giudice l’adesione al Piano del cibo – programma internazionale volto alla riduzione degli sprechi alimentari e alla valorizzazione delle identità locali?

Si tratta di una scommessa fatta nel 2015, in concomitanza all’Expo di Milano. La politica del cibo è fondamentale considerando le caratteristiche del nostro paesaggio. Intorno al tavolo del Consiglio del Cibo, si riuniscono gli attori della produzione, del consumo e della promozione, agevolando il confronto da cui nascono le migliori idee. La nostra visibilità, come Comune e come realtà imprenditoriale, è in buona parte merito dell’agricoltura di qualità e dell’apicoltura, oltre che del turismo lento.

Quelle di Borgo Tufi e dell’Azienda Agricola Melise sono esperienze note nella letteratura delle realtà resilienti italiane. Quale valore hanno aggiunto al vostro territorio?

Per me entrambe rappresentano un’idea di sviluppo. Non si tratta solo di un albergo ben realizzato e di una soluzione al rischio idrogeologico. Il primo è diventato sicuramente la nostra attrazione principale, ma è anche un punto di riferimento per gli abitanti: qui si organizzano riunioni e convegni, giornate per la promozione del territorio e dei prodotti alimentari, lezioni per la formazione professionale; ci sono anche una ludoteca e una piccola palestra a disposizione di tutti. Con il meleto gestito dall’Azienda Melise, abbiamo generato luoghi di produzione e di lavoro che prima non c’erano.

Con due sole iniziative sono stati raggiunti più obiettivi: crescita della popolazione residente, incremento delle nascite, rinnovamento culturale e economico, affermazione nel circuito turistico. Fino a qualche anno fa, Castel del Giudice non aveva un albergo, un bar, una farmacia, nemmeno un negozio di alimentari, non producevamo miele o mele, ma adesso sì.

Per un’amministrazione a cui si chiede una soluzione quanto più possibile rapida al tracollo economico e sociale di una comunità, il ventaglio delle possibili soluzioni – tra quelle più e meno etiche – è ampio. Cosa l’ha spinta ad investire nel territorio?

I miei colleghi di lista ed io abbiamo voluto scommettere sulle nostre debolezze. Non credo ci siano molte altre alternative valide, da mettere in campo in situazioni come la nostra. Il nostro paese ha le sue caratteristiche e sono quelle che devono essere valorizzate. Bisogna investire nel turismo lento, nelle filiere agroalimentari e in quelle delle energie verdi. Non ha senso scimmiottare modelli di sviluppo che hanno poco a che vedere con noi, ma è importante chiedere al territorio di fare ciò che effettivamente può fare, avere progetti profondamente ancorati alle nostre qualità e strutturati pensando alle reali opportunità. Secondo noi, solo così si può davvero garantire un futuro.

Castel del Giudice è una cosiddetta “Area Interna”. Vuole aggiungere una considerazione a questo proposito?

La sfida delle Aree Interne – zone lontane dai servizi essenziali di sanità, istruzione e trasporto n.d.r. – riguarda tutto il Paese: se ripartono queste, lo faranno anche le regioni e poi l’Italia. La pandemia ci ha insegnato il valore dello spazio e noi ne abbiamo tanto. Siamo pieni di risorse non utilizzate a disposizione di un sistema economico nuovo, perciò dobbiamo essere in prima linea nella fase di transizione ecologica. Io faccio il sindaco da tanto tempo, mai come adesso ho la sensazione che queste siano idee condivise dall’intera collettività.

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Teresa Giannini