Navalny, ovvero il volto controverso della dissidenza nella Russia putiniana
Dalla Russia con furore
Navalny, ovvero il volto controverso della dissidenza nella Russia putiniana
Alexei Navalny, da anni uno dei più agguerriti oppositori di Putin, ha apertamente accusato il Presidente russo di aver fatto partire l’ordine di avvelenarlo apostrofandolo come“Vladimir, l’avvelenatore delle mutande.” Dalla colonia penale nella quale è attualmente detenuto incoraggia il popolo russo ad uno“smart voting”nelle prossime elezioni parlamentari di settembre. Lo scopo è sabotare l’elezione dei candidati del partito di Putin, “Russia Unita”.
Il nome di Alexei Navalny è salito alla ribalta sulle cronache internazionali da quando l’uomo, lo scorso agosto, è sopravvissuto ad un tentativo di avvelenamento.
I rapporti tossicologici determinarono che era stato avvelenato da un agente nervino dell’era sovietica, il Novichok, una sostanza talmente pericolosa e sofisticata da poter essere preparata solo da personale altamente specializzato e in pochissimi laboratori attrezzati controllati quasi esclusivamente dal governo.
L’utilizzo dell’agente nervino Novichok venne confermato da ben cinque laboratori diversi certificati dall’ “Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons” (OPCW).
Durante la prima intervista rilasciata dal giorno del ricovero al settimanale tedesco “Der Spiegel” l’uomo ha apertamente accusato il presidente russo Vladimir Putin di aver fatto partire l’ordine di avvelenarlo “Affermo che dietro questo atto c’è Putin, non vedo altre spiegazioni”.
I rapporti fra i due non erano certo dei migliori.
Navalny, descritto dal Wall Street Journal come “l’uomo che Putin teme di più”, è infatti uno dei più feroci critici del Presidente russo.
Attivista politico e leader della fondazione anti-corruzione (FBK) è riuscito a farsi un nome come blogger nel corso degli ultimi dieci anni e oggi sui suoi canali social vanta milioni di follower.
Dal suo canale Youtube che conta più di 6,5 milioni di iscritti ha divulgato video nei quali documenta lo sperpero di denaro pubblico divenendo un crociato nella lotta alla corruzione del Paese.
L’ormai celebre video “Palazzo per Putin, storia della tangente più grande” in cui si sostiene che il Presidente russo abbia utilizzato denaro proveniente da una maxi tangente per costruire un’immensa tenuta su un terreno 39 volte più grande del Principato di Monaco ha totalizzato oltre 100 milioni di visualizzazioni.
L’attività intensa sui social ha permesso all’attivista di raggiungere un numero elevatissimo di persone, specialmente fra le generazioni più giovani.
Nessun’altra figura dell’opposizione può contare sulla stessa rete che ha Navalny. Questo perché, come evidenziato da Maria Snegovaya della George Washington University, l’attivista “ha visto l’utilità politica di YouTube prima degli altri leader dell’opposizione“.
Attualmente Navalny è detenuto in una colonia penale dove sta scontando una condanna a due anni e 8 mesi.
L’attivista è stato ritenuto colpevole di aver violato i termini della libertà condizionale ed il tribunale ha deciso di commutare la libertà vigilata in detenzione effettiva. Una condanna a dir poco grottesca dal momento che Navalny ha violato l’obbligo di firma mentre si trovava in Germania per ricevere le cure in ospedale e che ha suscitato lo sdegno della comunità internazionale.
“La condanna di Alexei Navalny è contraria agli impegni internazionali della Russia in materia di Stato di Diritto e libertà fondamentali” ha scritto l’Alto Rappresentante UE Josep Borrell chiedendone “il rilascio immediato”.
Le proteste che sono seguite alla sua incarcerazione si sono diffuse in modo capillare in tutta la Russia come mai era avvenuto negli ultimi 20 anni.
Secondo alcuni sondaggi condotti nel corso delle manifestazioni a Mosca il 42% dei partecipanti ha dichiarato di non aver mai preso parte ad alcun tipo di protesta prima di allora. Un dato che fa riflettere e che dimostra quanto grande sia l’influenza politica che l’attivista ha raggiunto all’interno del Paese.
Ma Navalny rappresenta realmente una minaccia per Putin?
Certamente i tentativi di silenziare l’attivista messi in atto dal Cremlino non sono andati a buon fine, anzi ne hanno decisamente accresciuto la popolarità.
L’uomo continua infatti a conquistare le prime pagine dei giornali anche dal carcere. Lo sciopero della fame, intrapreso il 31 marzo e conlusosi il 23 aprile, aveva richiamato persino l’attenzione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che oltre ad esprimere preoccupazione per la salute dell’uomo ha chiaramente detto che “se Navalny dovesse morire in prigione ci saranno conseguenze per la Russia”.
Secondo alcuni Navalny potrebbe essere l’unica figura in grado di riunire i vari fronti dell’opposizione e delle forze politiche anti-Cremlino. I suoi trascorsi politici da convinto nazionalista potrebbero però deporre a suo sfavore e alienargli le simpatie dell’ala progressista e liberale dell’opposizione.
Nel passato dell’attivista ci sono infatti molte zone d’ombra.Nel 2007 aveva aderito al movimento politico nazionalista e xenofobo, Narod (Popolo). Nel 2008 ha sostenuto la guerra della Russia in Georgia e per diversi anni ha partecipato alla Russki March, una manifestazione in cui si riuniscono annualmente diverse organizzazioni dell’estrema destra, molte delle quali neonaziste.
Si è sempre dichiarato un fervido sostenitore di politiche restrittive sull’immigrazione. In un video, in cui appariva vestito da dentista paragonava addirittura la rimozione di un dente cariato alla deportazione degli immigrati clandestini affermando che “Tutto ciò che ci infastidisce dovrebbe essere accuratamente, ma inflessibilmente eliminato mediante la deportazione”.
Per questo motivo recentemente Amnesty International ha annunciato la decisione di ritirare la designazione di“prigioniero di coscienza”concessa a Navalny, pur ritenendo ingiusta la sua detenzione.
Amnesty ha motivato la decisione in una dichiarazione ufficiale affermando che “questi commenti costituiscono discorso d’odio e sono in contrasto con la definizione di prigioniero di coscienza”.
Negli anni Navalny ha attenuato la sua retorica nazionalista e si è concentrato su indagini anti-corruzione, ma non ha mai pubblicamente ritrattato tali affermazioni. L’attivista ha asserito invece di sostenere ancora le misure contro i migranti. “Non vedo alcuna contraddizione nel promuovere i sindacati mentre allo stesso tempo chiedo l’obbligo del visto per i migranti dall’Asia centrale“, ha detto a Der Spiegel in ottobre.
Navalny è dunque un leader a dir poco controverso ed è ben lontano dall’incarnare il prototipo dell’eroe che in molti avevano idealizzato.
E’ però un dato di fatto che egli sia riuscito a donare un’enorme visibilità ai vari fronti dell’opposizione anti-Cremlino conferendo loro un ruolo non più marginale all’interno del paese, qualcosa che ormai non accadeva da molti anni.
Dalla prigione Navalny continua a lanciare appelli ai suoi sostenitori. Il prossimo importante obiettivo per l’attivista sono le elezioni parlamentari di settembre. Navalny e il suo team stanno incoraggiando gli elettori russi ad uno “smart voting”, ovvero votare per chiunque abbia le probabiltà migliori per battere il candidato del partito di Putin “Russia Unita”, indipendentemente dall’orientamento politico.
E’ impossibile stabilire con certezza quanto sarà ampia l’adesione a questo “smart voting” da parte della popolazione.
Come sostengono gli esperti potrebbe essere davvero difficile mobilitare quella larga parte dell’elettorato russo apatica e inerte che nel corso degli anni ha maturato un atteggiamento rassegnato di fronte alla possibilità di un concreto cambiamento politico, atteggiamento peraltro fortemente alimentato dalla propaganda del Cremlino.
Il rating di Putin negli anni si è sempre attestato intorno a dei livelli piuttosto alti. Nel 2015, un anno dopo l’annessione della Crimea, l’indice di gradimento raggiunse il suo massimo storico sfiorando il 90%. Ora però il clima è decisamente cambiato. La popolarità del presidente russo è in calo. Stando ai più recenti sondaggi condotti dal Levada Center infatti il rating si attesterebbe attualmente intorno al 65 % .
Il livello di insoddisfazione della popolazione russa cresce di giorno in giorno, complice anche il momento difficile attraversato dall’economia a causa del prezzo del petrolio e della crisi causata dalla pandemia da coronavirus.
La squadra di Navalny sta cercando con ogni mezzo di sfruttare questo malcontento. Per ora l’obiettivo principale sono le elezioni di settembre ma, come affermato da Volkov, uno dei più stretti collaboratori dell’attivista “Non abbiamo mai detto che potrebbe esserci un solo evento per rovesciare Putin”.
I sostenitori di Navalny sono consapevoli che l’erosione del sostegno al regime è un processo graduale, ma lento e sono disposti a giocare questa partita adottando una strategia a lungo termine.
Nel frattempo Putin non se ne starà certamente a guardare, anzi in molti temono una svolta autoritaria. Secondo i politologi infatti prima delle elezioni di settembre potrebbe scattare una vera e propria repressione preventiva che avrà come obiettivo quello di blindare le elezioni legislative.
“Il Cremlino deve garantirsi il controllo della Duma” afferma Tatjana Stanovaja, politologa e fondatrice di R.Politik “Dalla nuova Duma dipenderà la stabilità del regime per i prossimi cinque anni. E nel mezzo, nel 2024, cadranno le presidenziali”. La posta in gioco è dunque troppo alta e sebbene la strada che porta alle elezioni presidenziali sia ancora lunga non sono ammessi passi falsi. Se Putin, che ormai governa da vent’anni il Paese alla stregua di uno Zar, vorrà rimanere al potere dovrà mantenere alta la guardia.