“Parole Liberate”, ritorna il celebre concorso musicale riservato ai detenuti
“Parole Liberate” è un concorso aperto alle persone detenute nelle carceri italiane ideato dal giornalista Michele De Lucia, dall’attore Riccardo Monopoli e dall’autore Duccio Parodi.
L’associazione omonima dà la possibilità ai detenuti di presentare una lirica e vincere una vera e propria produzione discografica a partire dal testo, con la collaborazione di artisti di primo livello.
Il premio ha raggiunto grandi risultati sin dalle prime edizioni. In particolare, il testo risultato vincitore per l’edizione 2015/2016 è stato letto da Gabriel Garko nel corso della serata finale del Festival di Sanremo. Tra i grandi artisti che hanno contribuito a musicare i testi vi sono stati Ron, Virginio Simonelli, Enrico Maria Papes, Petra Magoni e Finaz.
Durante il periodo di stop forzato imposto dalla pandemia “Parole Liberate” ha portato avanti il proprio progetto pubblicando nell’aprile 2022 un album omonimo prodotto da Paolo Bedini (Baracca & Burattini), che ha raccolto insieme i migliori testi tra quelli che hanno concorso al premio.
Il filo conduttore di questo straordinario concept album è la condizione delle persone detenute. Dopo essermi innamorato di brani come “La finestra” di Yo Yo Mundi, o “L’immagine di te” di Andrea Chimenti e Gianni Maroccolo, ho colto al volo l’opportunità di intervistare il Presidente dell’Associazione per comprendere il loro punto di vista sul rapporto tra musica e devianza.
Dopo la pubblicazione di un album omonimo con i brani più belli il concorso è pronto a ripartire per una nuova edizione nel 2024
M.G.: Michele De Lucia, l’album “Parole Liberate” contiene testi composti da detenuti che trattano temi di esclusione sociale, solitudine, rimorso, ma anche di volontà di riscatto e di speranza in un futuro migliore.
Sorprende il contrasto tra la qualità di questi brani e quelli invece che oggi vanno per la maggiore tra i giovani. Infatti, i brani che scalano le classifiche su Youtube e Spotify sono brani rap di bassa qualità che spesso inneggiano alla criminalità. Lei come interpreta questo fatto?
M.D.L.: Fai sempre domandine così da niente? Sarei tentato di darti la tipica risposta, passami il termine, “paracula”, tipo: “ogni generazione ha la sua musica” o “in fondo la trap è il sintomo di un disagio reale”. Preferisco essere onesto: trovo quella roba totalmente non interessante, una perfetta colonna sonora da social, tutta immagine e niente sostanza. Se, come hai giustamente fatto notare, metti della roba finta accanto alla sofferenza – e alla vita – vera dei detenuti, la differenza si vede subito, ed è un abisso.
M.G.: Qual è secondo Lei la funzione rieducativa di questo tipo di concorsi per i detenuti e quanto è importante che il tema del carcere raggiunga un pubblico vasto?
M.D.L.: In realtà non amo molto il termine “rieducazione”, perché più che a qualcosa di positivo, mi fa pensare alla “cura Ludovico” di Arancia Meccanica o alla violenza di qualche Stato totalitario. Detto questo, credo che iniziative come la nostra possano essere, per le persone che vivono un’esperienza drammatica e di rottura quella del carcere, un aiuto prezioso, un innesco, una scintilla per provare a ripartire, un’occasione per far conoscere il proprio talento. Il carcere non ha senso se si risolve in un parcheggio, in un non-luogo di cui si finge di ignorare l’esistenza, come se non fosse anche quella una parte della società. Nella nostra iniziativa non c’è niente di “buonista”, piagnone o consolatorio: non ci sentirete mai dire “poverini”, cosa che peraltro i detenuti per primi non vogliono sentirsi dire. Piuttosto, hanno bisogno di sentirsi riconosciuti come esseri umani, che hanno diritto al rispetto, a un racconto, a una possibilità di riscatto.
M.G.: Che tipo di risposta c’è stata da parte delle radio nel proporre al proprio pubblico i brani di questo meraviglioso album?
M.D.L.: I brani hanno girato soprattutto in rete, sulle piattaforme digitali, dove è stato distribuito da The Orchard, che poi è Sony Music, e in una serie di spettacoli dal vivo che abbiamo realizzato per ora soprattutto in Liguria. Il secondo posto al Premio Tenco e la vittoria del Premio Lunezia poi hanno contribuito molto a far conoscere il progetto. E pian piano anche le radio si stanno accorgendo che c’è bisogno, come dicevi tu all’inizio, di tornare ai contenuti. Anche e soprattutto se sono scomodi.
M. G.: Quali sono i progetti per il futuro? E’ in previsione un nuovo bando per il 2023/2024?
M.D.L.: I progetti sono moltissimi. Sicuramente ci sarà un nuovo bando, che lanceremo probabilmente entro la prossima primavera. Prima, con Paolo Bedini di Baracca & Burattini, speriamo di riuscire a realizzare il seguito dell’album uscito lo scorso anno, per poi riportare queste canzoni dove tutto è iniziato: nelle carceri, alle persone detenute, per un messaggio di speranza, che mi sembra sempre più urgente non solo per chi sta “dentro”, ma anche per chi sta “fuori”.