Roma non è per tutti
Il problema delle barriere architettoniche nella Capitale non è ancora risolto
Tante associazioni si occupano di disabilità in città, in particolare Fiaba Onlus
L’idea di una legislazione in materia di barriere architettoniche affonda le sue radici negli anni ’70, ma il problema, a cinquant’anni di distanza, sappiamo non essersi ancora risolto. La normativa che disciplina l’accessibilità e le barriere architettoniche è la legge 13/89, che detta i parametri di accessibilità per i vari spazi, con particolare attenzione ai luoghi pubblici, ma spesso non viene rispettata. Nel 2018 il Comune di Roma lanciò il progetto #RomAccessibile. La testata online Romatoday riporta che Andrea Venuto, disability manager di Roma Capitale, il 3 dicembre 2018, dichiarò che l’iniziativa racchiudeva un sistema d’interventi volti a rendere la città più fruibile per tutti. Ciò nonostante, ancora oggi, dopo due anni, il centro di Roma resta per molte persone un ostacolo invalicabile: la pavimentazione è a tratti sconnessa e per lo più con sampietrini, gli edifici antichi non tutti adeguati alla normativa ed i mezzi non sempre accessibili.
Grazie al lavoro di numerose associazioni la tematica, però, resta in agenda ed è importante non spegnere le luci dei riflettori finché l’obiettivo non verrà raggiunto. Una di queste è FIABA, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha come obiettivo quello di promuovere l’eliminazione di tutte le barriere fisiche, culturali, psicologiche e sensoriali per la diffusione della cultura delle pari opportunità a favore di un ambiente ad accessibilità e fruibilità totale secondo i concetti di “Design for all” e “Universal Design”. L’associazione nel 2008 venne riconosciuta di “evidente funzione sociale” dal Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali. Presieduta da Giovanni Trieste, Grande Ufficiale al merito della Repubblica italiana, FIABA svolge numerose attività formative, in quanto ente accreditato dal Miur per la formazione del personale della scuola. La Onlus inoltre istituisce diversi concorsi, come quello per geometri, designa premi giornalistici, culturali e di progettazione, e organizza svariati eventi sul tema. Un impegno profondo e multidisciplinare, rivolto soprattutto al cambiamento culturale e al coinvolgimento dei giovani.
Il 4 ottobre 2020 in Piazza Colonna avrà luogo la XVIII edizione del FIABADAY, “Giornata Nazionale per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche”, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. In questo anno particolare la campagna di sensibilizzazione, che farà da cornice all’evento, ha preso il nome “Per me il lockdown non è finito”, nata a seguito dell’emergenza pandemica di Covid-19 che ha colpito l’Italia e il mondo. Questa recente esperienza, che ha costretto tutti a rimanere chiusi in casa per mesi, ha visto anche cambiare le abitudini e i gesti più semplici. Per molte delle persone con disabilità o ridotta mobilità il lockdown dura da anni o da una vita intera. Il contesto con cui ci si è confrontati durante il periodo di chiusura totale, con i conseguenti risvolti sulle attività quotidiane e sul benessere psicofisico sono ancora impressi nella memoria di tutti ed è forse questo il momento in cui è più semplice comprendere le esigenze e le difficoltà di chi convive con una disabilità. L’immedesimazione e la consapevolezza delle conseguenze di tali privazioni devono risvegliare nell’opinione pubblica l’importanza del tema in una società che si dice civile.
In Italia si stima che le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali siano il 5,2% della popolazione. Nel nostro Paese, inoltre, è in atto anche un forte cambiamento demografico. Secondo recenti dati Istat, pubblicati il 3 dicembre 2019, quasi un milione e mezzo di ultra sessantacinquenni si trova in condizione di disabilità. Inoltre viene reso noto che oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza una rete su cui poter contare, e che la percentuale di disabili in Italia che esprime un’elevata soddisfazione per la propria vita raggiunge solo il 19,2%. Questi numeri confermano la necessità per le nostre città di essere al passo con i tempi, garantendo il rispetto della diversità umana; non si tratta di progettare esclusivamente per la disabilità, ma occorre pensare alla persona in quanto tale, ponendo attenzione ai bisogni di tutti.
Abbattere le barriere architettoniche significa demolire le barriere culturali che non concepiscono l’uguaglianza e la parità di diritti con chi è portatore di una disabilità. La limitazione derivante, infatti, non è solo fisica, ma diventa esperienziale e per questo in grado di cambiare la vita di una persona nella sfera privata, affettiva e lavorativa. Le barriere architettoniche sono ostacoli non meno impeditivi alla cultura e alla libertà.