Siero-negativi?
A 40 anni dalla scoperta della malattia, situazione attuale AIDS
Il primo dicembre di ogni anno, ricorre la giornata mondiale contro l’AIDS. Giornata dedicata alla sensibilizzazione suirischi del virus HIV.
Il ministero della salute ha promosso la campagna di comunicazione “Prima lo fate e meglio è” per invitare tutte le persone che abbiano avuto comportamenti sessuali a rischio ad effettuare il test HIV.
Ma qual’è ad oggi la reale portata di questa malattia? Quali sono le modalità di cura e la speranza di vita per coloro che hanno contratto il virus dell’HIV? Qual’è la loro qualità di vita?
La definizione originaria dell’AIDS è stata formulata dai Centers for Desease Control and Prevention (CDC) come “presenza di una malattia, diagnosticabile in modo attendibile, che sia almeno moderatamente indicativa di un sottostante difetto dell’immunità cellulo-mediata”.
Spesso la malattia, e il virus che la causa, sono oggetto di confusione: HIV è la denominazione del virus, AIDS quello della sindrome derivante da tale virus.
Le caratteristiche specifiche della malattia provocata da quest’ultimo consistono in una profonda immunodeficienza derivante dalla carenza progressiva dei linfociti T, essenziali per la risposta immunitaria.
Primo Step : combattere l’ignoranza
Da quanto emerge da diversi studi inoltre, la trasmissione del virus avviene attraverso il contatto diretto col sangue e con i suoi derivati o con i liquidi corporei, come accade ad nei rapporti sessuali o nei soggetti che assumono droghe per via endovenosa e che condividono aghi contaminati.
Non sussistono prove del fatto che il virus possa essere trasmesso per via aerea o per contatto superficiale.
È bene sottolinerare questo aspetto che spesso genera pregiudizio e sfocia nell’emarginazione dei malati di AIDS.
Cenni storici
Nel 1981 i CDC segnalano un aumento improvviso di casi di polmonite in giovani omosessuali. Successivamente vengono segnalati altri casi di pazienti che soffrono di un raro tumore dei vasi sanguigni.
Ben presto si arriva alla consapevolezza di essere di fronte ad una nuova patologia della quale non è ancora chiara la modalità di trasmissione, anche se l’ipotesi che man mano va affermandosi sia che la malattia colpisca solamente gli omosessuali.
Tra il 1980 e il 1990 l’AIDS si diffonde a livello mondiale con modalità dissimili a seconda dell’area geografica.
In Europa ad esempio la diffusione dei contagi è fortemente correlata con il boom delle droghe endoveneose, ed in particolare dell’eroina, attraverso la pratica dello “scambio di siringa” con soggetti sieropositivi.
In Nord America oltre alla problematica della droga, il contagio è stato connesso anche alle relazioni omosessuali tra individui di sesso maschile.
Tuttavia tale conclusione, viziata da pregiudizio e da ignoranza, sarà rivista quando in Inghilterra verrà diagnosticato il primo caso di contagio eterosessule.
Infine in Africa, dove sembra che tutto sia cominciato, la diffusione del virus ha visto tra le sue cause principale la pratica della poligamia, attraverso la quale un soggetto sieropositivo aveva la possibiltà contagiare diversi partner sessuali appartenenti alla sua stessa famiglia.
Epidemiologia:
Al 1° gennaio 2003 si stimava che solo negli Stati Uniti i casi complessivi di AIDS diagnosticati fossero 886.575, circa il 57% dei quali conclusi con il decesso.
Si è stimato inoltre che negli stessi Stati Uniti vivano ad oggi circa 950.000 persone infettate da HIV.
In Italia le stime non sono più confortanti. Come riportato infatti dall’Istituto Superiore di Sanità in Italia dall’inizio dell’epidemia nel 1982 ad oggi sono stati segnalati 71.591 casi di AIDS con oltre 46.000 decessi.
Nel 2020 sono stati diagnosticati 352 nuovi casi di AIDS con un’incidenza pari allo 0,7 nuovi su 100.000 abitanti.
La fascia d’età più colpita è quella tra i 25 e i 29 anni e l’80% dei nuovi sieropositivi è di sesso maschile.
La mortalità derivante dall’AIDS è diminuita nel tempo in modo sostanziale soprattutto grazie all’impiego sempre più esteso di potenti farmaci antiretrovirali.
“STOP ALLE DISEGUAGLIANZE, STOP ALL’AIDS”
È questo lo slogan utilizzato dall’OMS per la giornata contro l’AIDS, con il quale si vuole sottolineare l’urgenza di rendere più accessibili a livello globale tecniche tempestive di diagnostica e relative cure tramite i farmaci antiretrovirali.
È stato riscontrato infatti che molti giovani, soprattutto provenienti da paesi meno sviluppati economicamente, abbiano serie difficoltà ad accedere a tali terapie.
Inoltre, in un contesto in cui l’emergenza COVID ha catalizzato tutte le risorse del mondo sanitario, occorre riaffermare la centralità della tematica dell’AIDS, che affligge tuttora la popolazioone mondiale in maniera significativa.
La giornata mondiale alla lotta contro l’AIDS ha come obiettivo quello di porre fine a questa malattia entro il 2030.
Un obbiettivo non impossibile che, con le adeguate politiche di cooperazione internazionale e di sanità nazionale, può essere raggiunto.
” Prima lo fate, meglio è”
L’accessibilità diffusa a livello mondiale delle tecniche di diagnostica e dei farmaci, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, potrebbe veramente rendere il sogno di un mondo libero dall’AIDS, una concreta realtà.
Inoltre, attraverso mirate politiche sociali ed educative, sarebbe possibile superare il pregiudizio e la paura, che circondano le persone sieropositive, aiutando gli stessi ad uscire da uno stato di solitudine ed emarginazione, che va ad aggravare la loro già precaria situazione fisica.
Il cammino verso un futuro più libero di integrazione e salute per le persone affette da AIDS è tracciato.
Le istituzioni che ci rappresentano, e noi tutti in prima persona, avremo il coraggio di intraprenderlo?