Stop alle fake news, nasce l’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO)
Disinformazione, la risposta dell’Unione Europea.
La creazione dell’Osservatorio fa parte di una serie di iniziative presentate dalla Commissione Europea attraverso il “Piano d’azione per la lotta alla disinformazione”.
Il primo giugno di quest’anno è ufficialmente entrato in attività l’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO).
Le attività dell’Osservatorio, finanziato con 2,5 milioni di euro dall’Unione Europea, sono coordinate dall’Istituto Universitario Europeo di Firenze.
Esso raccoglie fact-checkers, esperti di alfabetizzazione mediatica e ricercatori accademici con lo scopo di comprendere ed analizzare il fenomeno della disinformazione.
L’Unione Europea è impegnata da anni nella lotta alle fake-news.
Dal 2015, anno in cui venne istituita la “East StratCom Task Force” che aveva come scopo quello di contrastare le campagne di disinformazione e di propaganda condotte dalla Russia, sono state intraprese diverse iniziative.
Questa volta si procederà seguendo“un approccio multidisciplinare”. Secondo Vĕra Jourová , vice presidente della commissione europea responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza “L’Osservatorio indipendente europeo dei media digitali è un elemento importante del nostro approccio: promuove il fact-checking e migliora la nostra capacità di comprendere la diffusione della disinformazione online”.
Le attività dell’EDMO sono molteplici. Esso si occuperà di tracciare una mappa delle organizzazioni di fact-checking che operano sul territorio europeo. Verrà creato un archivio contenente articoli scientifici e documenti programmatici che trattano il tema della disinformazione e una piattaforma online che fornirà informazioni utili al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica.
La nascita dell’osservatorio nasce dall’esigenza di tutelare i cittadini che negli ultimi anni hanno subito un’esposizione sempre maggiore ad un flusso di informazioni fuorvianti e ingannevoli.
Già dal 2014 il World Economic Forum infatti aveva identificato la rapida diffusione della disinformazione online come una delle 10 tendenze delle società moderne e da allora il fenomeno ha continuato a crescere in modo esponenziale.
Secondo un rapporto pubblicato da AGCOM, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che fa riferimento ad un arco temporale che va dall’aprile del 2016 all’agosto del 2018 “se si guarda all’ammontare dei contenuti fake cumulativamente prodotti nel periodo indagato si osserva chiaramente una curva sempre crescente, espressione della somma di quantità mensili mai pari a zero”.
Un sondaggio eurobarometro condotto nel febbraio del 2018 evidenzia come per l’85% degli intervistati il fenomeno della disinformazione costituisca un problema nel loro paese, mentre per l’83% quello delle fake news rappresenta addirittura un problema per la democrazia in generale.
Recentemente la mole di bufale legate al coronavirus è stata così grande da destare la preoccupazione della commissione europea.
Il10 giugno di quest’anno nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione, ha dichiarato che
“La disinformazione ai tempi del coronavirus può uccidere” e dopo aver citato alcune delle bufale che sono state divulgate sul Covid-19, come ad esempio che lavarsi le mani non serve a nulla o che bere candeggina rappresenta una cura per il coronavirus, ha aggiunto che “Abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini rendendoli consapevoli della diffusione di informazioni false e denunciando i responsabili di tali pratiche”.
La disinformazione è dunque pericolosa. Oltre a rappresentare un rischio per la salute, mina la fiducia nelle istituzioni e nei media tradizionali, compromettendo la capacità delle persone di discernere ciò che è vero da ciò che è falso.
D’altra parte quando si parla di fake news non ha molta importanza che una notizia o una dichiarazione sia vera o falsa, ciò che conta è l’impatto emotivo che questa avrà sull’opinione pubblica.
Quando vengono trattati temi delicati come quello dell’immigrazione è piuttosto facile influenzare le persone facendo leva sui loro sentimenti negativi, anche a discapito della verità.
La disinformazione infatti si nutre delle paure e del risentimento della gente e questo lo hanno capito bene i politicanti senza scrupoli che hanno fatto della divulgazione di informazioni false uno dei loro principali mezzi di propaganda.
La diffusione di contenuti fake rappresenta un potentissimo, quanto economico strumento di manipolazione che spesso si accompagna e supporta idee e movimenti estremi.
E’ dunque indispensabile fissare delle regole e intensificare il controllo delle notizie, specialmente quelle veicolate su internet, proprio per impedire che le persone ne facciano un uso eticamente scorretto e pericoloso.
Non si tratta di censura, piuttosto di una misura preventiva per salvaguardare il pluralismo dell’informazione e la nostra democrazia.