Svelati – Unioni Civili: parlano le associazioni LGBT
Legge Cirinnà, tre anni dopo
La Legge n. 76 del 20 maggio 2016 – che nel gergo mediatico ha preso il nome dalla senatrice DEM Monica Cirinnà, promotrice e prima firmataria – ha sancito la nascita dell’Unione Civile, cioè di un istituto giuridico finalizzato al riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso. Sono passati più di tre anni dall’entrata in vigore della legge e più di trent’anni dalla prima volta che nel nostro Paese si è iniziato a discutere, a livello parlamentare, di regolamentare i rapporti tra persone omosessuali, stabilendo diritti e doveri reciproci.
Quali sono le maggiori conquiste che ha introdotto la legge? Che cosa è mancato ai tentativi precedenti? Cosa si poteva fare di più? Queste sono solo alcune delle domande rivolte all’avvocato Sebastiano Secci, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, all’ingegnere Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center di Roma, e alla dottoressa Maria Laura Annibali, presidente dell’associazione Di’Gay Project. Poche questioni ma di grande rilevanza, affrontate in diverse interviste telefoniche che sono state realizzate, casualmente, in giornate evocative: il TDoR (Transgender Day of Remembrance) per quanto riguarda Secci e Marrazzo e il giorno del suo terzo anniversario per quanto riguarda Maria Laura Annibali.
Proprio Maria Laura, affabile e sprizzante donna over 70, è una delle 13 mila persone che, secondo i dati ISTAT, hanno celebrato la loro unione nel primo anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge. Dopo una vita spesa per l’associazionismo, battagliando in strada senza sosta per i diritti civili e in particolare per l’approvazione della legge Cirinnà, ha potuto rendere, afferma allegramente, “la mia concubina una donna onesta”. Maria Laura e la sua compagna Lidia stavano insieme già da 15 anni quando, il 22 novembre 2016, hanno celebrato la loro unione davanti alla senatrice Monica Cirinnà in persona e sono tra quelle coppie che, per una pura questione anagrafica, hanno maggiormente avvertito un’evoluzione dei loro diritti sul piano giuridico. Basti pensare al diritto di successione, alla reversibilità della pensione e al diritto di assistenza in caso di malattia. Grandi conquiste certamente, ma è indubbio che in un’ottica del breve termine, riguardano un numero esiguo di persone. Quelle più avanti con l’età appunto.
“Sebbene la conquista più importante è stata che per la prima volta dopo 70 anni di silenzio nella storia del nostro Paese, lo Stato ha preso atto dell’esistenza delle persone omosessuali, è bene sottolineare che la legge sulle Unioni Civili non solo non ci ha dato quello che chiedevamo, cioè l’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali, ma neanche quello che la politica ci aveva promesso, ovvero tutta la parte riguardante il riconoscimento dei nostri figli” afferma l’avvocato Secci.
Il tema della filiazione delle famiglie arcobaleno continua ad essere un argomento scottante che divide l’opinione pubblica e che qualche politico dalla retorica spicciola continua a sfruttare in modo improprio nei comizi pubblici, come l’ultima celeberrima interpretazione della Giorgia nazionale in piazza San Giovanni. Non è nei propositi di questo articolo entrare nel merito della questione adozioni, ma è necessario sottolineare, come fa notare Fabrizio Marrazzo, che la carenza del legislatore in merito va a minare la tutela stessa del minore, oltre che i desideri e gli interessi personali dei genitori. Detto ciò, non resta che augurarsi che alla politica italiana non servano altri trent’anni e un’altra procedura di infrazione da parte dei giudici di Strasburgo per decidere di intervenire in proposito.
Tutti gli esponenti delle associazioni sopracitate sono concordi nel sostenere che si poteva fare molto di più e che la legge Cirinnà nasconde delle forme di discriminazione indiretta che continua a farli sentire “cittadini di serie B”. A partire dalla stessa differenza terminologica che reclude giuridicamente le coppie omosessuali dentro un istituto appartheid. Attenzione, nessuno si dice insoddisfatto dei traguardi raggiunti grazie alla legge del 20 maggio 2016, certo è che da allora, afferma Fabrizio Marrazzo, per quanto riguarda i diritti esterni poco è cambiato.
Stando ai dati raccolti dal Gay Center, la maggior parte delle coppie hanno incontrato difficoltà prima e ripercussioni dopo la loro unione. C’è chi è stato licenziato, chi ha dovuto celebrare l’unione in segreto e chi ha chiesto addirittura l’aiuto dell’associazione per trovare i testimoni. “Questo fa capire quanto ancora c’è da fare. La legge ha sicuramente fatto un primo passo in avanti ma la strada è ancora molto lunga sia per chi è in coppia ma anche, forse soprattutto, per chi non lo è. A seguito dell’approvazione della legge il clima di omofobia, invece di migliorare, si è inasprito” (Marrazzo).
L’urgenza di una legge contro l’omofobia è l’altro tema emerso in modo preminente. Ad oggi questi casi ricadono sotto i dettami della legge Mancino che punisce i cosiddetti “reati di odio”: una legge che risulta generalmente più efficace in contesti pubblici e mediatici, molto meno in quelli privati. Quello che chiedono le associazioni è un grande piano contro l’omofobia che non sia solo simbolico e fermo alla repressione penale, ma che crei una rete positiva di sensibilizzazione culturale per contrastare le discriminazioni in modo uguale in tutti i contesti, sdoganando tutte le realtà e permettendo alle persone di svelarsi per quello che sono.
Anche perché, alla luce dei dati sulle Unioni Civili, è emerso che al Sud, nelle periferie, tra i giovani e tra la gente meno istruita il nuovo istituto non è poi tanto in voga. Che sia dovuto ad un’arretratezza culturale o economica è difficile affermarlo. Forse dipende da entrambe. Ed è qui che viene naturale chiedersi: bisogna essere necessariamente colti e ricchi per capire che abbiamo tutti gli stessi diritti?