Turismo nelle mani delle Mafie
Indagine rivelatrice di Demoskopika
Oltre 2,2 miliardi di euro riciclati dalla criminalità organizzata nel comparto turistico
Turismo in crisi
La crisi pandemica che sta investendo il mondo colpisce sempre di più e chi ne paga le conseguenze, non solo in termini sanitari, sono i lavoratori. Cultura e turismo, differenti ma sinergici, sono i settori che stanno risentendo maggiormente lo stato di stallo derivante dalle chiusure forzate, ormai da un anno a questa parte, e il riversamento di questa condizione si sta facendo sentire sia in termini economici sia ideologici.
Lo scorso 16 febbraio, infatti, a dodici ore dalla riapertura degli impianti sciistici e delle strutture ricettive invernali, il Governo ha sospeso tale decisione “fino a data da destinarsi”, lasciando migliaia di lavoratori, tra insegnanti di sci, ristoratori e albergatori, a casa e senza una spiegazione. Questa è una delle molteplici situazioni nel quadro turistico del nostro Paese, il quale sta assistendo a un lento scioglimento del fenomeno a favore del turismo estero. Una statistica dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), in riferimento ai primi nove mesi del 2020, riporta, infatti, un calo del 68,6% di presenza di turisti stranieri e un abbassamento del 73,2% di affluenza nelle grandi città. Numeri che non lasciano un barlume di speranza per un settore tanto importante in Italia quanto in forte crisi. Sono 33 mila le aziende, all’interno del comparto turistico, a rischio fallimento con una perdita del fatturato attorno ai 9,3 miliardi di euro. In questa situazione, le Mafie prendono piede sempre di più.
La crisi del turismo fa gola alle Mafie
In questa situazione di difficoltà nelle insolvenze e nella ripresa, due sono le conseguenze che si prospettano secondo l’Istituto di indagine di mercato Demoskopika; una crescente perdita di liquidità e forme di infiltrazione, sempre più pervasive, della criminalità organizzata nel tessuto economico. Quest’ultima si sta facendo posto lentamente, tanto che le Mafie stanno prendendo di mira quelle realtà più vulnerabili, maggiormente colpite dall’abisso economico che sta investendo il comparto dell’imprenditoria turistica. Un’indagine condotta da Demoskopika, infatti, rivela oltre due miliardi di euro di proventi derivanti dall’infiltrazione economica delle Mafia nel settore turistico. “La crisi del turismo fa gola ai sodalizi criminali che si sono attivati per acquisire imprese o per controllare porzioni significative del comparto”, afferma Raffaele Rio, Presidente dell’Istituto, che aggiunge “Le mafie provano a piegare gli imprenditori con allettanti strumenti di welfare criminale capaci di garantire la sopravvivenza aziendale, la copertura dei lievitati livelli di indebitamento, una maggiore solidità finanziaria con il loro ingresso nelle compagini societarie fino all’acquisizione totale della realtà imprenditoriale”. Una situazione preoccupante che sta mettendo a rischio 4.450 imprese concentrate maggiormente nel Mezzogiorno, cui 430 sono già state confiscate per attività illecite, spiega Demoskopika, in particolare attraverso estorsione, usura e riciclaggio del denaro sporco nel circuito legale del settore turistico.
Il sud Italia maggiormente colpito dal riciclaggio di denaro sporco nel comparto turistico
Contestualmente, l’Istituto ha prodotto una stima delle regioni con un alto e un basso tasso di infiltrazione mafiosa, sulla base di alcuni indicatori ritenuti “sensibili” ai fini della ricerca, ovvero alberghi e ristoranti confiscati alla criminalità organizzata, imprese della ristorazione diventate più vulnerabili a infiltrazioni criminali, operazioni finanziarie sospette direttamente attinenti alla criminalità mafiosa, rilevando che i sistemi turistici maggiormente a rischio sono Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia, mentre quelli meno vulnerabili, in tal senso, si trovano nel nord Italia. In particolare, la ‘Ndranghetacampana evidenzia un giro di affari pari a 810 milioni di euro, pari al 37% degli introiti complessivi, seguita dalla Camorra con 730 milioni di euro (33%), Mafia con 440 milioni di euro (20%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 220 milioni di euro (10%).
La posizione del Governo
Un panorama che non lascia speranza di ripresa per quella categoria di lavoratori più colpita in questo anno di pandemia. Aperture e chiusure ogni due settimane, in base alla zona colorata di appartenenza, hanno aggravato una condizione già critica dall’inizio del 2019,che ha assistito a licenziamenti, chiusure, ritardi o assenza degli ammortizzatori sociali da parte delle istituzioni e, per ogni movimento dissolvente del Governo, procede l’avanzata delle Mafie, pronte ad insediarsi nel circuito della legalità, danneggiando doppiamente gli imprenditori. Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo, a tal proposito afferma “Il governo sta elaborando formule di finanziamento trasparente in grado di sostenere gli operatori colpiti dall’impatto economico del virus, al fine di renderli impermeabili dalla contaminazione mafiosa”. Stando alle parole del Ministro, pare che il Governo voglia muoversi verso la trasparenza e la tutela del comparto turistico, attualmente verso una lenta ripresa viste le recenti riaperture approvate dall’ultimo decreto. Il nodo della questione, tuttavia, riguarda ciò che sta alla base dell’infiltrazione mafiosa, ovvero uno Stato ancora troppo debole per contrastarla ma, soprattutto, non all’altezza di fornire garanzie e sicurezza, in termini economici, che la criminalità organizzata fornisce alle realtà più in difficoltà e vulnerabili. Un obiettivo forse ancora troppo lontano per il nostro Paese ma, se la voce istituzionale si pronunciasse a favore dei lavoratori, sarebbero migliori le probabilità che lo Stato possa tutelare e supportare tutte le categorie, non solo in questo particolare momento di crisi, ma più in generale per il futuro sviluppo di queste attività nella legalità.