Via alle vaccinazioni in azienda da maggio

Via alle vaccinazioni in azienda da maggio

Una svolta nella campagna vaccinale

Franco Bettoni, Presidente dell’Inail, rassicura il rispetto dei protocolli già in atto

 

Via alle vaccinazioni nelle aziende. È quanto stabilito dal Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro, siglato lo scorso 6 aprile 2021 dai Ministeri del Lavoro, della Salute, dello Sviluppo Economico, parti sociali e sottoscritto dall’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro). Una svolta nella campagna vaccinale del Paese, che affonda le premesse nella volontà di applicare le norme di contenimento per la diffusione del covid-19 e di accrescere la sicurezza negli ambienti lavorativi, obiettivo prioritario delle parti sociali già all’inizio della pandemia.

 

In questo contesto, i lavoratori sono stati e continuano a essere la categoria più colpita per molti fattori. Perdita del lavoro, difficoltà a trovare un’occupazione – specie tra i giovani -, prolungamento e ritardi degli ammortizzatori sociali, categorie di professionisti che non stanno ricevendo alcun sostentamento da parte dello Stato e migliaia di lavoratori contagiati dal virus. “Al 28 febbraio” afferma Franco Bettoni, Presidente dell’Inail, “Sono emerse 150.000 denunce di contagi sui posti di lavoro, con 500 morti, in particolare nel settore sanitario”.  In questa situazione precaria e delicata per i lavoratori, la necessità di contribuire alla campagna vaccinale, includendo in prima persona le aziende è stato inevitabile e fondamentale per il rientro alla normalità di tutti i settori. In particolare la vaccinazione di lavoratori e lavoratrici, da un lato, collabora per implementare la campagna di vaccinazione del Paese, già a rilento, dall’altro, invece, li tutela e rende sicura la prosecuzione delle attività commerciali e produttive, aumentando il tasso di sicurezza negli ambienti lavorativi. Franco Bettoni, in un intervento su Radio1, assicura che “Le parti sociali coinvolte nell’accordo hanno assicurato una continuità di lavoro in sicurezza. Io, personalmente, ritengo che i protocolli precedenti siano stati funzionali per tale obiettivo e il protocollo appena firmato va a rafforzare la sanità negli ambienti lavorativi”.

Il Protocollo di realizzazione di piani vaccinali nelle aziende è, infatti, un’integrazione rispetto a quello già approvato e applicato lo scorso 24 aprile 2020, in materia di contenimento del virus Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro. Bettoni afferma che “È stato aggiornato anche il protocollo sottoscritto in aprile 2020 sulla sicurezza nei posti di lavoro con il contributo tecnico scientifico dell’Inail. Tra i punti trattati, c’è la riammissione a lavoro al termine dell’infezione, solo a seguito dei 21 giorni di isolamento e di tampone con esito negativo. Altre disposizioni sono relative all’ingresso ingresso dei fornitori, dispositivi di protezione, organizzazione aziendale, lavoro agile, sorveglianza sanitaria”. Tuttavia, il Protocollo è un punto di partenza verso una svolta nella campagna di immunizzazione che potrà, sicuramente, essere perfezionato nel corso del tempo.

A oggi, infatti, a seguito degli accordi presi tra le parti che lo compongono, nel protocollo sono state inserite specifiche che lasciano interrogativi circa la modalità di presentazione, aziende coinvolte, tempi di applicazione, costi e adesione, nodi sciolti dal Presidente Bettoni. “Tutte le aziende sotto i cinquanta dipendenti, senza distinzione, potranno comunicare sia in forma privata, sia tramite Inail, la loro disponibilità al piano vaccinale”. Stando al punto due del Protocollo, infatti, i datori di lavoro, con il supporto e il coordinamento delle Associazioni di categoria, possono manifestare la volontà di attuare il piano di vaccinazione per i lavoratori e le lavoratrici che lo richiedono, ivi compresi gli stessi titolari. Tale comunicazione va presentata all’Azienda sanitaria di riferimento, la quale invia le dosi richieste dall’azienda in modo tale da procedere con le vaccinazioni da parte del medico competente. A tal proposito, Bettoni assicura che tutte le parti coinvolte nel piano di vaccinazione aziendale sarà formato preventivamente con le informazioni relative al processo di immunizzazione “Sarà fornita una formazione per i medici competenti e materiale informativo per datori di lavoro e lavoratori”. Tuttavia, per le aziende sprovviste di un medico competente, è possibile appoggiarsi a strutture private o strutture sanitarie messa a disposizione dall’Inail. In ogni caso, il costo per i dispositivi di somministrazione dei vaccini e per il materiale informativo è a carico delle strutture sanitarie, mentre i datori di lavoro si occupano, in termini economici, dei costi relativi alla somministrazione e realizzazione e gestione dei piani aziendali. Il nodo da sciogliere riguarda la fascia d’età di lavoratori destinati all’immunizzazione. Dati i ritardi consistenti nelle vaccinazioni degli over 70, specie nel nord Italia, resta da capire se questo protocollo sovvertirà o andrà ad accavallarsi al piano vaccinale in atto. Ma Bettoni chiarisce la questione, affermando che “Non vi è una priorità, tutti i lavoratori potranno vaccinarsi. Tuttavia, si seguiranno le priorità che verranno indicate nel piano vaccinale, tant’è che la partenza sarà a maggio, in conformità al piano vaccinale stabilito dal Commissario di Governo. I lavoratori verranno immunizzati al termine dei protocolli già stabiliti e quando saranno disponibili le dosi”.

Un punto di partenza significativo in questo momento delicato, che lascia sperare in una ripresa del piano vaccinale nazionale, a rilento rispetto le previsioni iniziali, e nell’inclusione di quella categoria in ginocchio da un anno a questa parte. Tra le moltitudini di tutele verso i lavoratori, assicurare un ambiente di lavoro sicuro e che permetta loro di poter riprendere le attività in conformità alla normalità, senza distinzione di forma contrattuale e di settore di impiego, è un passo importante verso una forma di integrazione ed evoluzione professionale. Le buone intenzioni ci sono tutte e anche l’organizzazione, quello che rimane incerto ai limiti dell’incredulità, è stabilire i tempi di attuazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi:

Paola Sireci